ARS Siciliana, Bocciata l’emendamento sull’abbassamento del tetto massimo degli stipendi dei dirigenti regionali

Palermo-Castle-bjs-1La Sicilia, una bellissima terra; confermata però dalla mancanza di un’amministrazione regionale politicamente corretta.

Durante i lavori dell’approvazione della Finanziaria; si è discusso ampiamente la riduzione degli stipendi dei dirigenti di partecipate ed enti regionali attraverso l’inserimento di un tetto massimo.

Oggi la maggior parte di loro incassa uno stipendio lordo di circa 160 mila euro lordi l’anno, ed alcuni enti arrivano anche alla sproporzionata cifra di 240 mila euro annui.

La norma prevedeva che inizialmente lo stipendio dei dirigenti regionali venisse ridotto a 118 mila euro, tutti sembravano essere d’accordo con questa riduzione, fino a quando il M5S ha fatto una controproposta chiedendo l’approvazione tramite voto segreto di un loro emendamento, il quale avrebbe abbassato ulteriormente il tetto massimo degli stipendi a 79.200 mila euro annui lordi.

L’aula approva con 34 voti favore (quorum minimo per far passare la proposta); in seguito il parlamento regionale boccerà l’intero articolo di legge lasciando l’attuale legge immutata.

La storia è decisamente scandalosa; in periodi di crisi dove le famiglie fanno veramente fatica a far quadrare i conti, dove ci sono famiglie con redditi inferiori a 350 euro mensili, in una terra dove il tasso di disoccupazione ed inoccupazione giovanile fa veramente paura, la casta ha deciso di lasciare immutati i loro emolumenti retributivi.

Un atto insano in un periodo di crisi come questo, al quale aggiungerei anche l’insensibilità di questa classe politico-dirigenziale siciliana ai problemi di crisi economica gravi e diffusi che hanno colpito il mezzogiorno e specialmente la Sicilia.

La legge sull’abbassamento del tetto massimo sui stipendi dei dirigenti; è un atto dovuto, si potrebbero impiegare i fondi derivanti dal minor gettito erogato per il pagamento di questi emolumenti, per opere di ammodernamento o rifacimento di strutture pubbliche vetuste ed obsolete, ma anche per la creazione di sussidi e benefici economici a favore delle famiglie meno abbienti.

Purtroppo in Sicilia gli anni passano, ma la mentalità resta, così come la perpetrazione del “Cambiare tutto, pur di non cambiare niente”; tesi già sostenuta ed avvalorata dallo scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa nella sua opera “Il Gattopardo”.

Cambiano i volti alla Sala d’Ercole della sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, ma la mentalità resta, perpetrata e rafforzata negli anni, restia a qualsiasi forma di cambiamento che potrebbe in qualche modo indebolirla e renderla meno proattiva all’autoconservazione.

Davide Lombino

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