Accordo Apple Ferrari, nascerà la nuova auto multimediale, in barba alla nostra privacy

Molti direbbero che l’era della tecnologia sta apportando modernizzazione 
tecnologica in grado di aiutare l’uomo a semplificargli la vita.

Questa affermazione potrebbe essere vera, qualora la tecnologia non possa camuffare (sotto l’accettazione sopra menzionata) altri fini o scopi, che limitino o annullino la privacy di ogni essere umano, la quale non deve essere mai a rischio di privazione.


In questi giorni il colosso della mela Apple e la prestigiosa casa automobilistica di Maranello Ferrari, stanno per stipulare un accordo, per la creazione di un’auto interamente multimediale.

Si tratta di un progetto nuovo e rivoluzionario, nel quale l’attuale body computer di cui le auto sono provviste, sarà sostituito da una specie di “iPad “piazzato nel mezzo del cruscotto dell’auto, il quale assumerà il pieno controllo del veicolo sotto l’aspetto della multimedialità e della connettività.

A partecipare al progetto non ci sarà solo la Ferrari, ma altri due case automobilistiche quali Mercedes e Volvo.

Il progetto prevede un collegamento in tempo reale fra i vari sistemi multimediali delle auto a un database centrale appositamente creato da Apple, in modo da poter gestire un enorme quantità di flusso di dati che finiranno dritti nei cruscotti delle auto.

La notizia sarà ufficializzata da Apple tra qualche giorno, anche se il Financial Times ha già anticipato l’ufficializzazione, riportando la news alcuni giorni fa, dalla svolta tecnologicamente epocale.

Si potrebbe pensare al beneficio d’impiego che la nuova tecnologia possa apportare sulle auto di prestigio, (hi-tech sicuramente non alla portata di tutti, visto l’impiego iniziale verso marchi automobilistici prestigiosi), ma non è escluso che con il tempo la nuova tecnologia possa estendersi anche ad altri brand automobilistici.

La tecnologia è bella ma soprattutto utile quando impiegata per la semplificazioni di compiti che impiegherebbero troppo tempo per raggiungere gli stessi risultati, ma tutto ha un costo.
Più diventiamo tecnologici più veniamo privati della nostra privacy, le due cose non possono essere compatibili.

Per avere auto che integrano computer altamente sofisticati, siamo disposti a pagare cifre elevate per accedere ad un nuovo grado di hi-tech e sentirci “cult”, ma dimentichiamo che svalutiamo come la moneta la nostra privatezza.

I flussi di dati che saranno visibili sulle console delle auto, saranno utili per consultare dati che altrimenti non avremmo prontamente a disposizione, ma contemporaneamente inviano altri flussi di dati, come la nostra localizzazione geografica gli usi, i costumi, le abitudini giornaliere, le preferenze in termini di acquisto, e tutto quanto è inerente la spera privata della persona, ad aziende multinazionali, le quali non avrebbero avuto nessun altro modo di reperire queste informazioni se no altrimenti il contatto diretto della persona interessata.

Mettendo a disposizione uno strumento che aggiri la legge sulla privacy, hanno a disposizione informazioni da poter riutilizzare in campo di marketing commerciale mirato.

La tecnologica se non ben utilizzata, e limitata nel campo d’azione, può essere definita come la schiavizzazione della vita dell’uomo, per la privata riservatezza che inevitabilmente essa comporta, senza vedere e subire gli effetti diretti della schiavizzazione e travisando gli effetti indiretti provocati, i quali non sono istantaneamente percepibili.

La società moderna è stata investita dalla fruizione di alta tecnologia a prezzi accessibili da parte di tutti (vedi la vendita degli smart-phone, computer portatili, tablet etc.), che hanno fornito e continuano a fornire informazioni anche riservate alle multinazionali, le quali viceversa non potrebbero attingere.

La tecnologia rimane uno strumento utile ed in alcuni casi utilissimo nel suo impiego, ma ricordiamo che senza l’utilizzo della ragione umana e del buon senso, può trasformarsi in un arma di pericolo fruizione, dove a rischio è la nostra privatezza, unico elemento non globalizzabile.

Davide Lombino

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