Costa Concordia; la tragedia poteva essere evitata

La tragica notte dell’Isola del Giglio nonché della nave da crociera Costa Concordia; lancia un grido di verità e giustizia; per tutte quelle persone che hanno perso la vita durante l’affondamento della moto-nave. 

Sino adesso si parla di 11 morti e 23 dispersi; cifra che con il passare del tempo, può aumentare in caso di mancato ritrovamento dei dispersi. 

Ancora una volta la tragedia poteva essere evitata; ancora una volta la nave non stava seguendo la sua rotta; perché il rituale del passaggio vicino alla costa dell’Isola del Giglio è avvenuta altre volte in passato. Il capo cameriere chiese al comandante Schettino se come sempre; potevano passare in prossimità dell’isola, per poter salutare gli amici e parenti che abitano presso il Giglio; l’amico non rifiuta il favore e dirige la nave presso l’sola, ma questa volta il saluto si è trasformato in un tragico addio, perché con l’urto della nave negli scogli la nave ha iniziato ad affondare procurando la morte di già 11 passeggeri che i familiari non abbracceranno più.


Come recitò Alessandro Manzoni nella poesia il 5 Maggio diciamo: “Fu vera Gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”; noi possiamo affermare di no. 

Il comandante Schettino anche con i suoi undici anni di anzianità di servizio; non ha dimostrato senso di responsabilità nei confronti di tutti i passeggeri della nave. 

Non si può parlare di gloria nemmeno nel comportamento del comandante che invece di restare a bordo della nave per coordinare le operazioni di salvataggio; ha ben pensato di mettersi lui in salvo per primo; è stato un ammutinato (della nave), ammutinatore che in seguito alla chiamata del comandante della capitaneria di Livorno Gregorio De Falco che intimava allo stesso di risalire a bordo della nave; Schettino tergiversava affermando che non si poteva vedere niente; e pertanto non adempieva ad un ordine intimato da De Falco che aveva assunto il comando della nave; visto che Schettino l’aveva abbandonata. Schettino aveva anche un interesse personale per dirigere la nave verso l’isola del Giglio; aveva chiamato alcuni minuti prima dell’imminente tragedia,  il suo vecchio comandante in pensione Palumbo per fargli sapere che passando dal Giglio lo avrebbe salutato con un suono di sirena; ciò non avvenne perché Palumbo fù la prima persona che sentì per telefono il rumore della nave che s’infrangeva  tra le rocce. 

Tutto ciò ha comportato una responsabilità dolosa dell’accaduto; la scatola nera e la rotta nautica segnavano la presenza di rocce e bassi fondali nei pressi dell’isola, ma incurante il comandante vi si è diretto; inoltre una nave non più vecchia di sei anni è dotata di apparecchiature moderne e sofisticate per il controllo del fondali; possibile che i segnali acustici nonché il radar di moderna concezione non ha abbiamo avvertito per tempo del pericolo che incombeva? Il comandante Schettino ha piena responsabilità con anche tutti gli ufficiali di bordo; pertanto se si vuole salvare il salvabile bisogna dare esempio di responsabilità e far pagare chi ha sbagliato. 

Ciò principalmente per rendere un po’ di giustizia ai parenti delle vittime dell’accaduto; ai quali non restituirà loro indietro i loro congiunti morti, ma quanto meno far sì che l’accaduto , non si trasformi in una tipica storia italiana dove alla fine non paga nessuno; e il dramma epiloghi nel dimenticatoio della storia perduta.


Davide Lombino


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