Crisi Economica italiana,80 euro di base, ma occorre una grande pianificazione economico-finanziaria per rilanciare l’Italia, dare lavoro agli italiani e rimettere in moto i consumi

C’e’ chi sostiene che gli 80 euro in più sulla busta paga degli italiani, quale beneficio dello sgravio fiscale IRPEF, è stato un grande bluff, c’e’ chi e’ promoter dello stesso sgravio fiscale come reale supporto economico, il quale ha contribuito ad aiutare anche se in forma minimale circa undici milioni d’italiani.

Io personalmente considero gli 80 euro una base di partenza per il rilancio economico non solo nazionale ma delle famiglie stesse.


Chi ha criticato il benefit, in primis Confcommercio, non ha tenuto conto che in passato nessun altro governo ha dato un serio input positivo per cercare di diminuire la pressione fiscale, tradotto in un reale beneficio per le famiglie italiane.

Si potrebbe dire che i tempi erano diversi, ma l’unica azione concreta intrapresa dai precedenti governi (di centro-destra o centro-sinistra che furono) per combattere la crisi e la recessione economica, fu quella di porre la massima attenzione e dispiego di energie intellettuali per aumentare la pressione fiscale, senza perpetrare una concreta e capillare lotta all’evasione fiscale, vero cancro sociale della nostra penisola.

Che Renzi sia stato ispirato da buoni propositi quando decise di rimborsare questi benedetti 80 euro e’ un affermazione indiscutibile, bisogna sicuramente fare dell’altro, molto di più direi, per rimettere in moto l’Italia e in attività gli italiani.

Gli italiani d’altronde a causa della perdita dei posti di lavoro, del precariato (per chi il lavoro c’e’ l’ha), degli ammortizzatori sociali e soprattutto del caro vita il quale incide in maniera direttamente proporzionale alla diminuzione dei redditi da lavoro dipendente, hanno tagliato anche sulla spesa alimentare.

I consumi alimentari nel 2014 hanno raggiunto i minimi storici, raggiungendo gli stessi livelli del 1981.

Ciò si evince da un’analisi condotta dalla Coldiretti sulla base dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati dell’Istat.

Gli italiani nei primi anni della crisi hanno rinunciato ad acquistare beni non essenziali quali abbigliamento e calzature, successivamente hanno iniziato a tagliare il budget sul reparto alimentare, per via via rivolgersi agli acquisti di genere alimentari a basso costo.
Nel primo semestre del 2014 la Coldiretti precisa che la flessione degli acquisti di derrate alimentari in Italia si e’ ridotto dell’1,5 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (dati forniti da Ismea/Gfk).

Flessione subita anche dalla qualità dei prodotti acquistati, con un calo generalizzato dello 0,5 per cento sugli acquisti di generi alimentari verso tutte le forme di grandi distribuzione, e un rilevante aumento del 2,4 per cento verso l’acquisto di prodotti distribuiti dai discount alimentari.
Più di otto italiani su dieci (81 per cento) non buttano il cibo scaduto con una percentuale che è aumentata del 18 per cento dall’inizio del 2014, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo.

La Coldiretti finisce il suo rapporto evidenziando una leggera inversione di tendenza positiva attesa per la seconda parte del 2014 perché sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo.

L’analisi svolta dalla Coldiretti evince che lo sgravio fiscale ha contribuito se pur leggermente a migliorare la situazione degli italiani, ma aggiungo personalmente che ciò rappresenta in termini finanziari una voce positiva del bilancio italiano non la copertura del passivo.  

I temi sui quali bisogna incidere ed ai quali bisogna rivolgere l’attenzione primaria sono la lotta all’evasione fiscale come già detto, ma anche la lotta alle attività illecite e al consequenziale lavoro in nero, e non finiremo mai di ripeterlo la riduzione del numero dei parlamentari e degli emolumenti i quali raggiungono tutt’ora in tempi di crisi cifre da capogiro.

Fin quando il governo non si adopererà con lo sforzo ed il contributo attivo di tutti i parlamentari al raggiungimento di questi obiettivi, l’Italia alla quale comunemente si da’ l’epiteto di “bel paese”, si dovrà riconiare il titolo onorifico attribuito in: “bel paese che fu’”.

Davide Lombino

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