Economia; ripartire dalle fondamenta per tornare competitivi

La classe imprenditoriale italiana; vive un periodo di forte crisi economica; organizzativa e strutturale causata dal particolare momento congiunturale che sta passando L’Europa in questo particolare momento. 

La modifica dell’articolo 18; l’incapacità di saper ascoltare le richieste dei piccoli e medi imprenditori; e la mancanza di reperimento di adeguate sussistenze finanziarie; ha sprofondato la piccola e media impresa (ovvero le aziende che hanno fino a quindici dipendenti); in un baratro economico caratterizzato da mancanza di credito alle imprese; immobilità finanziaria; ristagno dei consumi e flessione economica.
Il tessuto economico italiano è per lo più caratterizzato dalla piccola e media impresa; che ha fatto da traino per il nostro paese come motore economico principale, per lo sviluppo e la crescita economico-sociale. 

La Bce guidata da Mario Draghi per fronteggiare la crisi europea ha stanziato 529 miliardi di euro alle banche continentali; L’Italia ha chiesto circa 100 miliardi di euro; le banche che hanno ottenuto maggiori finanziamenti sono state: Intesa San Paolo 24 miliardi di euro; e Unicredit con 12,5 miliardi di euro. 

Le sovvenzioni sono state erogate per agevolare il credito alle imprese; cercando di allargare i finanziamenti anche alle piccole imprese e alle famiglie per far ripartire l’economia; invece le banche hanno utilizzato i fondi per sistemare i propri bilanci societari o acquistare titoli di Stato a tassi agevolati. I tanti sperati aiuti alle imprese e alle famiglie si sono trasformati in chimere utopistiche; il sistema creditizio italiano è diventato ancora più rigido; le famiglie non accedono ai finanziamenti sperati per andare avanti, e gli imprenditori che soccombono sotto la morsa del fisco si tolgono la vita. 

Cosa non ha funzionato? Perché la Bce ente creditizio che ha erogato i finanziamenti non ha vigilato con integerrima dovizia? Se i finanziamenti essendo stati utilizzati dagli istituti di credito per accrescere i propri investimenti a tutela dei capitali societari; pertanto parte dei fondi sono rientrati alla Bce; non sarà stata una strategia politica per dare una illusoria fiducia di credito; e far sì che gli imprenditori possano investire parte dei redditi personali (ammesso che ne abbia ancora) al fine di rilanciare la propria impresa; ma con la reale conseguenza di porre fine in un paio di mesi alla propria imprenditorialità liquidando l’impresa stessa? 

Spero che questi punti saranno presto chiariti; sia dalle banche; che dal governo il quale come una barca senza motore in balia delle onde; nel tentativo di riportare l’Italia in condizione di produrre PIL; non ha saputo adottare un indirizzo di governo ben chiaro e definito; ma cerca tramite l’approvazione di larghi consensi sentendo l’uno o l’altra coalizione di governo di poter far da tappa buco per l’approvazione della riforma fiscale; inoltre cerca di appoggiarsi ai grossi istituti di credito (essendo Monti un banchiere) per risollevare le sorti della borsa italiana mantenendo il controllo dello spread dei titoli italiani decennali verso i bond tedeschi; e non attuando una politica reale che porti occupazione e sviluppo elementi fondamentali per la rinascita dell’Italia stessa. 

Ricordiamo infine come già accennato in inizio; che l’economia italiana è formata prevalentemente dalla piccola e media impresa; ed è partendo da essa che possiamo risollevare le sorti economiche nazionali; l’occupazione; lo sviluppo; gli investimenti e la solidità bancaria; sono elementi che verranno da sé; solo nel caso in cui; si da rinomata fiducia alle imprese locali artigiane e  alle famiglie, i piccoli imprenditori devono poter pensare ad una realtà di crescita; invece che ad un’imminente fine (anche della propria vita). 

La crescita si attua dalle fondamenta; non possiamo parlare di crescita se s’intende ripartire dai grossi colossi; il sistema non reggerebbe e se nel breve periodo abbiamo una ripresa teoricamente positiva; nel lungo periodo il sistema economico nazionale sarà caratterizzato da crescita zero e inflazione galoppante sulla moneta con conseguente aumento dei prezzi dei beni e contrazione della domanda. 

Se la classe imprenditoria si toglie la vita; il governo ha il dovere di fermarsi a riflettere sulle cause e trovare una rapida soluzione; perché gli italiani hanno bisogno di fatti concreti non d’incertezze elusive.

Davide Lombino

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