Imu; il governo che tassa, ma non si autotassa

Durante lo scorso esecutivo guidato dal Pdl, abbiamo assistito all’eliminazione dell’imposta comunale sugli immobili (ici); ciò ha comportato una larga approvazione degli italiani i quali vedevano ridurre la loro pressione fiscale, ma una catastrofe economico-finanziaria degli enti locali. 

L’Ici rappresentava per i comuni italiani il corrispettivo di maggior introito con il quale poterono garantire tutti i servizi per il cittadino; n’è conseguito che gli enti locali non riuscivano con il tempo a garantire o soddisfare quelle prestazioni sociali di pubblica utilità per mancanza di copertura finanziaria. Inutile aggiungere che l’allora governo nascente; non attuò un’azione politica di governo che portasse al taglio dei costi della pubblica amministrazione; ma coattivamente taglio la redditività dei comuni.

Oggi ci troviamo di fronte alla reintroduzione di una nuova tassa comunale l’imposta municipale unica (imu); la quale sarà molto più onerosa della vecchia con conseguente ulteriore aggravio sulle tasche dei cittadini. 

Le modalità di versamento sono in via di esplicazione si pensa di effettuare il versamento d’acconto entro il mese di giugno sull’aliquota base del 4 per mille, ed il conguaglio a dicembre, ultima proposta è il pagamento in tre trance applicabile soltanto sulla prima casa (il versamento delle prime due è del 33 % con il pagamento della seconda rata a settembre), anche se i comuni sembrano non essere d’accordo, in quanto il pagamento risulta troppo diluito; ma comunque sembrerebbe in via di approvazione definitiva. 

Insomma è ancora caos, non si conoscono ancora le aliquote comunali che gli enti applicheranno per il pagamento, alle quali il governo concederà piena autonomia decisionale nell’ incrementare le suddette, fino all’aliquota massima dell`otto per mille. 

Unico punto a favore; restano le detrazioni operanti solo sulla prima casa di 200 euro; alle quali si aggiungo 50 euro per ogni figlio a carico inferiore ai 26 anni di età; e per un tetto massimo detraibile di 600 euro. 

Ancora una volta ci troviamo difronte a cittadini di serie a e di serie b, perché gli enti locali con più risorse fisseranno un’aliquota più moderata, e viceversa i comuni in gravi sofferenze economiche applicheranno il massimo consentito. 

Inoltre l’importo dell’imposta è notevolmente superiore a quanto dovuto quando si pagava l’ici, per chi è intestatario di secondo immobile si parla di aliquote fissate nell’ordine del 7,6 per mille ma in questo caso non sono applicabili detrazioni ed il pagamento deve essere effettuato soltanto in due trance . 

E’ proprio vero che in Italia vige la regola che si stava meglio quando si stava peggio, chi paga le conseguenze di una politica inefficace ed inefficiente sono sempre i cittadini che con i rincari anche dei carburanti e l’inflazione in libera ascesa vede sensibilmente ridotto il potere d’acquisto degli italiani vittime di una pesante pressione fiscale pari al 43,2%; che ci colloca al quinto posto come paese nell’U.E. come maggior gettito. 

Sicuramente gli italiani si troveranno a pagare un’imposta che comunque taglierà ancora parte del reddito da destinare ad altri fini familiari; ma dal canto governativo si dovrebbe dare l’esempio; approvando delle leggi che riducano i costi della P.A.; tagliando i costi della politica e dei parlamentari; e derogando ai partiti politici il reperimento dei fondi per il finanziamento delle spese di gestione; sotto stretto controllo degli organi governativi sulla natura delle fonti. 

Si richiede a grande voce equità quello che fino adesso è stato il grosso punto deficitario del governo Monti. In questi giorni il Senato Americano ha bocciato con 51 voti contro e 45 a favore; un provvedimento di legge avanzata dal Presidente Obama sul tema della riforma fiscale. 

In America ai redditi della popolazione viene applicata un aliquota di gran lunga superiore a quella applicabile sui redditi di capitali dei ricchi; Obama ha presentato una riforma fiscale  che prevedeva un incremento dell’aliquota assoggettabile sui redditi di capitale fissata al 30%; ma dura è stata la replica dei repubblicani che si sono unanimemente opposti. 

Spero che questo facci riflettere il governo dei tecnici e la classe dirigente politica; affinché in nostro paese già pesantemente limitato sulle riforme di priorità assoluta; non si avvicini al modello lobbistico propugnato negli anni dall’America.

Davide Lombino


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