Istituzione sorde verso un Paese attento

Cari amici lettori; oggi voglio proporvi un tema credo abbastanza caro agli italiani tutti. La sordità cronica delle istituzioni verso i propri cittadini. 

Chiunque nel corso della propria vita; si è imbattuto in contenziosi amministrativi di varia natura e origine; interminabili trafile viziate da percorsi burocratici lunghi ed obsoleti; dove lo Stato chiedeva per esempio, il pagamento di un importo non corrisposto per il quale il cittadino aveva già adempiuto al suo dovere di contribuente. Il risultato è esprimibile con interminabili attese di risposta da parte degli enti amministrativi e rimbalzi dei cittadini da ente ad ente; da ufficio ad ufficio; il quale resta vittima di questo circolo vizioso per fare valere il suo diritto al riconoscimento del pagamento medesimo. Il malfunzionamento degli organi statali crea disagi ai cittadini; i quali non hanno colpa; ma rimangono vittima d’inefficienze funzionali; e inadeguatezze da parte dei funzionari amministrativi degli organi ai quali vengono preposti. 

Nel 2009 ricordo mi vidi notificare un avviso di mancato pagamento; della tassa di chiusura contratto di locazione di un monolocale che ebbi in locazione a Roma nel 2005; ovviamente la tassa di registrazione ai tempi l’avevo già pagata. Scrissi una lettera all’Agenzia delle Entrate di competenza per avere un loro riscontro in merito; ed allegai la ricevuta del pagamento effettuato; non mi venne notificato più nulla; ma nessuno si degnò di rispondermi in merito anche semplicemente per porgere scuse. 

L’idea che permea alla base di tutto; è il pensiero che il cittadino ha sempre qualcosa da nascondere; o quantomeno che sia uno scaltro evasore fiscale; lo Stato riveste la funzione del giudice inquisitore che non sbaglia; o non può sbagliare. 

Per chi decidesse di contattare le redazioni giornalistiche per dare una semplice opinione o punto di vista; il tutto lascia il tempo che trova; senza avere un feed-back di riscontro; all’estero è tutt’altra cosa. 

A Melbourne contattai un giornalista di una testata giornalistica continentale; al quale diedi soltanto una mia personale opinione di una triste verità italiana; non chiesi nulla; ma il giornalista non si limitò soltanto a rispondermi, ma fece pubblicare l’articolo sul giornale; identica cosa feci in Italia; contattando un noto giornalista di carattere nazionale; ma alla mia mail non fece seguito neppure una risposta; assoluta sordità. 

Nel 2012 si parla di globalizzazione dei mercati; e di unione politico-monetaria continentale; ma in Italia esistono ancora delle lobbies molto forti; che agiscono come compartimenti stagni e consolidano il loro potere nel classismo anche populista; perché le sperequazioni sociali non si sono mai colmate; ma anzi accentuate ed aggravate ancor più dalle grosse sofferenze economiche  della crisi globalizzata di questo periodo congiunturale. 

Lotte di classe; differenze del potenziale territoriale nelle diverse aree del paese; divario economico dei cittadini; e un numero sempre più ristretto di persone che detiene la maggior parte della ricchezza nazionale; sono tutti fattori che sotto-sviluppano il paese e non lo rilanciano verso modelli di governo democratici moderni; ma sprofondano l’Italia a modelli organizzativi storici e passati ben conosciuti e definiti nell’epoca in cui il paese viveva la pre-unità d’Italia: le signorie; (sempre di moda) dove le divisioni territoriali e le potenze aristocratiche delineavano scenari diversi all’interno del nostro paese. 

La semplice opinione liberamente e democraticamente divulgata anche tramite media; viene soffocata dalle lobbies; anche il giornalismo in Italia è appannaggio di élite; la stampa è troppo politicizzata; e troppo indirizzata a fenomeni di tendenza mediatica e transitori. 

Nel periodo della crisi politica e del decadentismo degli uomini dei partiti politici; fioriscono e si da voce a personaggi che catalizzano l’attenzione del popolo su questioni politicamente delicate; ma per le quali si crea disfattismo; senza proporre delle valide ed efficaci alternative. Così si dà voce a Beppe Grillo; in un momento in cui si cerca coesione e consensi; dove i partiti politici hanno scarsa credibilità e l’economia italiana si scioglie come la neve al sole; vengono dati messaggi di ulteriore divisione nazionale; di becero disfattismo e di rivolta popolare. 

L’attenzione da parte dello Stato è alta; i media amplificano giorno per giorno le notizie folli; di un uomo alquanto raccapricciante per le sue idee antidemocratiche e antipolitiche; di contro l’imprenditoria italiana (soprattutto la piccola); è in ginocchio; la gente non riesce ad arrivare alla fine del mese; la pressione fiscale aumenta; gli imprenditori si tolgono la vita; le persone che vogliono interagire con la pubblica amministrazione per far valere i propri diritti non hanno risposta; chi vuol far sentire la sua voce resta nella sua nicchia ristretta; fino a quando non riesci a catalizzare persone o folle oceaniche. 

I fatti che dovrebbero far riflettere tutti; non sono le opinioni di Grillo show; ma la reale situazione in cui versano i cittadini italiani; cambiare in meglio; un sistema partitico rappresenta le colonne portanti; i fondamenti di un paese democratico quale l’Italia è. 

L’idea da valutare e verso la quale occorre l’impegno di tutti anche dei cittadini; è la voglia di cambiare la classe politica dirigenziale esecutiva; amministrativa e giudiziale. Il fallimento non è dei partiti che sono enti astratti creati degli uomini; ma bensì da gli uomini stessi dei quali sono composti; non si può dire che l’auto non va bene se poi non sai come cambiare le componenti guaste. 

Una repubblica parlamentare rappresenta la più alta forma di governo sulla quale si compendia un paese democratico per eccellenza; pertanto con l’aiuto di tutti e con un’assennata responsabilità nell’esercizio del diritto di voto; occorre aiutarla affinché il cambiamento porti un vento nuovo di freschezza; che trasformi le istituzioni da sorde statue di bronzo in personalità giuridiche attente e presenti giorno dopo giorno nella vita del cittadino.


Davide Lombino

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