Jobs Act e legge di stabilità, due introduzioni del governo Renzi che rendono lo status italiano ancora più incerto

jobs_ActL’Italia sta vivendo un momento veramente difficile dal punto di vista economico, occupazionale e pensionistico.

Il Jobs Act introdotto dal governo Renzi, non sembrerebbe garantire quel percorso di flessibilità che il mondo del lavoro necessita, per potersi adeguare agli standard europei richiesti.

D’altronde il continuo aumento dell’età pensionabile a discapito di una politica incentrata alla creazione di posti di lavoro a medio e lungo termine per agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, sembrerebbe ormai divenuta un cult dei governi che si sono susseguiti in Italia nell’ultimo decennio.

Lavoro-1Il reddito familiare medio dei ragazzi tra 18 e 34 anni che formalmente vivono per conto proprio, secondo il Censis è di 22,9 mila euro l’anno, inferiore di oltre 7 mila euro al reddito familiare medio annuo degli italiani, cifre queste che lasciano l’amaro in bocca.

Inoltre ancora il Censis sottolinea che dei 4,4 milioni di giovani che vivono per conto loro 948 mila non riescono a coprire i costi mensili con il proprio reddito, pertanto sono costretti a chiedere aiuto ai propri genitori per poter fronteggiare le spese mensili.

Tra i giovani nati negli anni ’80 circa 81% ha dichiarato, che ha causa del basso reddito, ha dovuto rinunciare anche a prestazioni ed al consumo di welfare.

Cosa fa il governo per fronteggiare tutto questo?

Sicuramente a garantito la stabilizzazione dei precari nel mondo della pubblica istruzione, e sta cercando di garantire i famosi esodati, di cui le gesta ne sentiremo parlare ancora nei prossimi anni a venire, per scelte politiche adottate da precedenti esecutivi, inette i quali hanno prodotto un altro pesante passivo per l’INPS, senza predisporre a priori un adeguata copertura finanziaria.

Le più semplici leggi economiche spiegano che la creazione di passivo senza produzione, porta inequivocabilmente alla crisi aziendale ed ai dissesti finanziari.

Tutto ciò vale per le aziende, per le leggi di macro economia, ma sembrerebbe far eccezione per lo Stato italiano, dove si avvale dei migliori economisti, tecnici, giuristi che il marcato nazionale mette a disposizione, ma i quali sono in grado di creare soltanto passività.

Gli esodati ed ancora prima i pensionati baby, sono state solo una delle cause che hanno prodotto lo stato di dissesto finanziario fra i conti dell’INPS, ma ancora il ricorso incondizionato alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, è stato un escamotage per scaricare costi fissi delle aziende sullo stato (essere garantisti sì ma sempre con le dovute riserve).

Abbiamo prodotto un esercito di disoccupati cronici e inoccupati a tempo indeterminato, ciò per permettere di perpetrare una politica incentrata sull’aumento dell’età pensionabile e contributiva, a discapito di un’altra più produttiva con obiettivo di creare opportunità lavorative che possano garantire all’Italia di ritornare competitiva in Europa e nel mondo.

Buttiamo i giovani per mantenere in servizio persone la cui capacità produttiva, fisiologicamente diminuisce con l’avanzare dell’età anagrafica, ciò comporta un arretramento strutturale e tecnologico del nostro paese rispetto al resto dell’Europa.

L’INPS per fronteggiare tutto questo ha bisogno di attingere a nuove risorse finanziarie, bisognerebbe incentivare l’assunzione dei giovani con politiche rivolte all’assunzione di nuove unità produttive (coprendo per altro le mancanze in organico non solo nella pubblica amministrazione, ma anche nel settore privati), creando maggiori incentivazione alle imprese e conseguentemente cercando di fermare impedire leggi che permettano ai lavoratori attivi di poter andare in pensione anticipata.

Inoltre un efficacia lotta all’evasione fiscale ed una progressiva defiscalizzazione per le aziende potrebbe incentivare una ripresa economica che stenta a ripartire.

Infine la legge di stabilità la quale prevede l’abolizione del pagamento dell’imposta sulla prima casa, potrebbe avere una valenza qualora si inserisse un criterio che tenesse conto del valore dell’immobile e contestualmente, inserire un tetto minimo sotto il quale non si andrebbe a pagare l’imposta sulla prima casa, così che il ceto medio possa comunque essere garantito, e garantendo altresì un gettito finanziario allo Stato stesso.

Per concludere anche se l’Italia adotta una forma di governo democratico, non mi sembra che l’attuazione della democrazia sia pianamente esercitata da chi rappresenta e ha rappresentato in nostro Paese a pieno dovere per garantire diritti e dovere uguali per tutti.

Davide Lombino

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