L’Aquila; la scienza paga una sentenza iniqua

La notizia di questi giorni sulla sentenza emessa dal tribunale dell’Aquila che condanna a sei anni di reclusione i sette scienziati della Commissione Grandi Rischi per il disastro causato dal terremoto nel 2009; ha sconvolto il mondo intero, non solo quello scientifico. In seguito al verdetto il presidente della commissione Luciano Maiani si è dimesso insieme agli altri membri accusati. 
<br />Lo stesso Maiani ha dichiarato che non ci sono le condizioni per lavorare serenamente in Italia. Subito dopo la sentenza sono giunte manifestazioni di solidarietà agli scienziati dal parte del mondo scientifico internazionale; che ne dichiara apertamente la de-responsabilizzazione sull’accaduto.
D’altronde la previsione di un evento sismico deriva da molti fattori complessi, esuli dalla singola analisi morfologica del territorio. 

Pensare di attribuire la colpa di una così immane catastrofe solo al mondo scientifico, sarebbe paragonabile alle sentenze emesse dal tribunale dell’inquisizione nel ‘600 contro tutti coloro che vennero dichiarati colpevoli di eresia. 

L’Italia si involve ancora una volta, d’altronde non si può neppure trascurare che gli edifici costruiti prima del grande sisma, vennero edificati in aree ritenute ad alta densità sismologica; nelle quali vigevano piani regolatori di divieti edilizi. 

Gli edifici che furono costruiti; se edificati in base alle leggi antisismiche in vigore; avrebbero resistito al crollo strutturale; evitando la morte di molte vittime. 

La previsione degli eventi sismici resta un analisi alquanto compressa da prevedere, e non sempre prevedibile, ricordiamo il caso del 1983 con l’errore nella previsione in Garfagnana di un evento sismico, il tutto poi sfociato in un polverone di polemiche inutili. 

Ogni 100 sciami sismici solo 5 si trasformano in terremoti catastrofici, pertanto l’incertezza cognitiva è abbastanza elevata. Non si può trovare nella scienza il capo espiatorio del disastro occorso. Lega Ambiente denuncia che il 43% degli edifici costruiti all’Aquila dopo il terremoto del 2009 non sono costruiti rispettando le norme antisismiche, pertanto nulla sembra essere cambiato. 

Perché addossare la colpa agli scienziati che ligi nell’esercizio delle loro funzioni, hanno svolto un compito molto aleatorio e complesso allo stesso tempo nell’analisi sismologica. Perché non chiamare nel banco degli imputati il sindaco, la giunta comunale, e tutti gli enti preposti alle concessioni edilizie in carica in quel preciso momento. I morti si contano non tanto per la pericolosità dei terremoti, ma tanto perché gli edifici crollano, (di edifici a norma all’Aquila se ne trovarono ben pochi). 

Eppure in Italia esistono leggi edilizie ferree. Pertanto se si fosse costruito con piani regolatori, rispettando le leggi sulla sismicità, e con coscienza e consapevolezza; molte vittime si sarebbero potuto evitare. 

La sentenza emessa non rende giustizia; accusa chi non ha realmente colpa; tanto per dare un volto ai responsabili dell’accaduto i quali pagano uno colpa che non è la loro. 

Ancora una volta giustizia non è fatta; ancora una volta una sentenza ingiusta, ancora una volta i veri colpevoli fuori, ma con una certezza in più, l’indignazione del mondo scientifico internazionale che resta pienamente solidale con i colleghi italiani; ai quali non resta che appellarsi alla sentenza, e sperare che al prossimo grado di giudizio; possano ricredersi in merito alla giustizia italiana. 

Tutto ciò non aiuta il nostri paese, ma rafforza e da più credito sul fatto che diventa sempre più difficile lavorare al servizio del proprio paese, aumentando le fughe dei cervelli all’estero, dove le potenzialità messe a disposizione in termini economici, politiche,burocratiche ed amministrative sono senza dubbio superiori a quanto il nostro Paese possa offrire oggi. 

Nell’evoluzione socio-culturale di un paese giocano un ruolo importante i mezzi che lo Stato stesso mette a disposizione per predestinare e raggiungere obiettivi alquanto lontani. Il nostro paese deve rivedere molte di queste posizioni, solo così contribuirà ad attirare risorse umane dall’estero e mantenere i propri cervelli al servizio della nazione stessa.

Davide Lombino


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