Legge di Stabilità; nuove divisioni e bufere politiche della maggioranza che creano immobilismo politico e instabilità di governo

La legge di stabilità varata dall’attuale governo Letta; sta dividendo maggioranza ed opposizione; ma anche i singoli schieramenti di partito che si trovano a ringhiare contro una legge che non garantisce le fasce sociali più deboli; come pensionati, lavoratori dipendenti, disoccupati, inoccupati e le fasce che percepiscono le pensioni sociali. Il terremoto politico ha portato alla rassegna delle dimissioni da parte del presidente di Scelta Civica Mario Monti; nonché dissensi anche all’interno del Pd dove Stefano Fassina dichiara di essere pronto a presentare le dimissioni da viceministro all’Economia al Premier Letta subito appena rientrerà dal suo viaggio negli USA; per non essere stato coinvolto nei lavoro preparatori alla creazione della legge di stabilità. 

Disappunti non mancano anche nel Pdl dove si riapre la frattura tra colombe e falchi del partito. Guglielmo Epifani segretario generale del Pd commenta la legge di stabilità come la mancanza di attenzione verso la parte di popolazione che sta peggio; ed aggiunge che bisognerebbe cambiare la parte che riguarda il sociale.

Nuove polemica e contestazioni su questa legge di stabilità che per la prima volta non taglia fondi alla sanità; e secondo quanto dichiarato dal Premier Letta al presidente statunitense Obama di aver “imboccato la strada giusta” per avviare un percorso di ricrescita economica del paese. Critiche non mancano anche da parte della CGIL che definisce la legge insufficiente al fine di garantire i lavoratori e i pensionati. La legge di stabilità rimane un tema caldo; perché occorrono trovare fondi per la copertura finanziaria dei comuni ma anche dello Stato al fine di garantire i servizi di pubblica utilità.

Sicuramente questa legge potrebbe essere contestata; ma se si fossero introdotte le leggi sulla patrimoniale e sull’Imu per le rendite catastali oltre i 750 euro solo per la prima casa; possibilmente l’attuale legge di stabilità avrebbe potuto estendere maggiori garanzie alle fasce sociali meno abiette. In sintesi si sarebbe potuto fare di più se anche chi contesta; sarebbe stato disposto a cedere di più a favore delle fasce di reddito più basse.

Gli effetti della crisi economica come abbiamo visto sono stati pienamente assorbiti e scaricati sul ceto medio (pensionati e lavoratori dipendenti); ma non sono stati equamente suddivisi anche sulle fasce di reddito alte; e come più volte enunciato sui costi di parlamentari e politici. Se le coalizioni di governo fossero stati più responsabili; avrebbero potuto introdurre maggiore austerity sulle fasce di reddito alte; abbattere sensibilmente i costi della politica e conseguenzialmente poter far fronte ad una maggiore riduzione del carico fiscale sui lavoratori e pensionati; i quali beneficeranno in parte degli effetti della legge di stabilità appena approvata; ma continueranno a pagare aumenti di costi effettuati per far fronte alle esigenze finanziarie(costi di carburante; aumenti dell’ iva; inflazione reale;  etc.) effettuati nei mesi passati; i quali difficilmente subiranno una riduzione ai valori precedenti l’aumento stesso e che incidono maggiormente e progressivamente su chi percepisce redditi bassi.

Ancora una volta assistiamo al vero problema della politica italiana l’immobilismo; la non cooperazione per il bene sociale; ed il ribaltamento delle responsabilità; fattori chiave che creano instabilità politica e sfiducia da parte dei mercati finanziari internazionali. In definitiva occorreva una legge di stabilità; ma sicuramente si poteva fare di più per lavoratori dipendenti e pensionati e fasce più deboli; ma le resistenze delle caste; ancora una volta hanno prevalso sull’interesse pubblico; sociale e nazionale.

Davide Lombino

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