Lettera aperta al Premier Giuseppe Conti

Le scrivo in qualità di cittadino italiano, il quale anche se non risiede in Italia da parecchio tempo (non mi fraintenda, vengo spesso nel mio paese per visitare parenti ed amici); ritengo che sia venuto il momento di condividere con Lei, in qualità di massima rappresentante del governo in carica, la situazione che molti italiani stanno vivendo in questo momento.

Con la chiusura di tutte le attività commerciali non ritenute essenziali, migliaia di persone, stanno vivendo gli stenti e le incertezze derivate dalla pandemia abbattutasi in Italia di COVID-19, a causa dell’impossibilità di poter lavorare, ed in molti casi alla perdita del posto di lavoro.

Situazione che ha finito di peggiorare un quadro economico-finanziario dissestato, a causa della perpetrazione cronica della crisi economica, la quale per la mancanza di scelte politiche deliberatamente intraprese nel corso degli anni direttamente ed indirettamente da parte degli esecutivi che si sono susseguiti, hanno portato ad un quadro estremamente debilitante.

La situazione attuale in cui versa il paese durante questa nuova situazione pandemica, non è altro che una conseguenza di scelte politiche sbagliate, condotte nei corsi dei precedenti esecutivi, la ricerca di questo “flop” risale fino sin dai tempi del primo governo Berlusconi, con l’approvazione della legge Bianchi la quale permise la costituzione delle agenzie interinali, e la conseguenziale nascita de lavoro precario (lavoro poco per tutti, questo era il motto), per finire con l’ultimo atto posto dal governo Renzi con l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.

A tutto questo va aggiunto una mancata lotta reale a lavoro nero, perpetrata negli anni che ha aggiunto un altro tassello negativo ad un quadro economico decisamente debole ed aleatorio.

Non si è minimamente pensato che una situazione economica così incerta, perpetrata in decenni di cattiva gestione politica della cosa pubblica, potesse avere delle ripercussioni devastanti nel caso in cui, si fosse verificata qualche calamità eccezionale.

Non si è cercato neppure una soluzione alla riduzione del numero dei parlamentari, e ad una drastica riduzione degli emolumenti parlamentari, i quali come più volte ho ribadito in altri miei articoli, non sono diritti acquisiti.

Sia i precedenti governi, come anche il suo, avrebbero dovuto prendere una drastica decisione nel condurre una politica di “Spending Review” che partisse non dal taglio della spesa pubblica, ma bensì dalla riduzione delle spese superflue, non si è neppure fatta una lotta concreta all’evasione fiscale, la quale avrebbe potuto sortire l’effetto di ripianare i conti dello Stato.

L’inefficienza e l’inefficacia politica hanno prodotto un risultato di estrema vulnerabilità, le quale nel caso in cui si fossero verificati eventi eccezionali, non ci sarebbero state le condizioni di assorbire il colpo di una nuova crisi economica eccezionale, derivante da fattori non controllabili.

L’Italia da decenni non è più un paese di democrazia, il popolo non ha più voce in capitolo, l’incertezza e la mancanza di responsabilità politica, condotta negli anni ha portato alla perdita di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

In Italia si sono fatte delle scelte politiche in funzione di perpetrare una politica del consenso sociale, al fine della ricerca del favore politico e del voto, la mancanza di sensibilizzazione da parte delle istituzioni politiche e di chi ne rappresenta e ne ha rappresentato i governi, è il risultato di quanto sta avvenendo oggi durante la crisi COVID-19.

Signor Presidente, questa mia lettera, non è un attacco al suo governo o alla sua persona, perché quello che rappresenta l’Italia oggi, e la riflessione della cattiva gestione della cosa pubblica, perpetrata in un ventennio, e da precedenti esecutivi, a prescindere dalla connotazione politica.

La denuncia che muovo oggi a Lei come al suo esecutivo bis, è la mancanza di volontà politica di potere cambiare veramente le cose, prima ancora che questa crisi di COVID-19 si fosse abbattuta.

Io non sono un politico, tantomeno “un rispettabile” economista uscito dalla Bocconi, ma un semplice cittadino che guarda ed analizza le cose da un semplice punto di vista umano, il quale capisce che una politica di cassa integrazione perpetua, il congelamento della scala mobile e la riduzione progressiva delle pensioni contributive (le quali, le ricordo sono diritti acquisiti dei lavoratori), il taglio della spesa pubblica non sono soluzioni permanenti alla rinascita economica del paese, ma misure temporanea di urgenza, le quali necessitano di una pianificazione economico-finanziaria sostenibile ed improntata su decisioni programmatiche concrete con visione a lungo termine.

Questa politica del nulla, ha creato nel tempo tensione sociale, la quale ignorata ha portato sfortunatamente ad azioni estreme dei cittadini, quali quelle di sciacallaggio e di violenza sociale, che minano una democrazia già alquanto debilitata, per non dire inesistente.

Da anni personalmente ho preso le distanze da ogni partito o corrente politica, in quanto non credo che ci sia un interessamento reale ai problemi del Paese.

L’economia è da decenni ferma in Italia, il tasso di ripresa economica prima del COVID-19 si attestava allo 0.2%, ovvero quasi lo zero percento.

Ci volete fare credere che sia ancora un paese, il nostro, dove industrialmente ed economicamente contiamo, ma la nostra economia in Europa è solo davanti a quella Greca, che rappresenta il fanalino di coda delle economie europee.

Navigando su Facebook ho trovato un video di un mio concittadino Giovanni Puleo, il quale Le rivolge una preghiera, ovvero quello di essere un governo del fare, abbattendo tutte le frontiere burocratiche (le quali purtroppo restano un nostro primato).

La voglio lasciare con un’esortazione a varare un decreto legge per la riduzione dei parlamentari, l’abbattimento e il taglio alle varie indennità, e l’abolizione delle pensioni dei parlamentari che hanno completato una legislatura ed a fare una dura e vera lotta all’evasione fiscale come obiettivo primario del suo esecutivo.

In fondo a questa pagine inoltre troverà il video di cui sopra, che vuole essere non una voce isolata di un semplice cittadino comune, ma un grido comune di denuncia ed esortazione, di tutti i cittadini italiani, che sono stanchi di decenni di promesse vane e inadeguatezza ed inefficienza politica.

Davide Lombino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un'altro punto di vista