L’Europa soccombe sotto i colpi di una crisi economica mondiale

La crisi economica dell’euro; è caratterizzata da profonde fratture economico-sociali derivanti da disallineamenti degli indirizzi di governo di tutti i paesi dell’U.E. 

Prima fra tutte la Germania che essendo il paese economicamente più forte e dirigendo la politica economica europea; ha intrapreso delle scelte politiche-economiche comunitarie; in piena dissonanza con quanto la reale situazione economica richieda. 

La Grecia si dirige verso una spirale involutiva che corrode economia; alla quale il governo nazionale resta impotente non riuscendo a trovare rimedi; la Spagna nonostante il cambio di governo non riesce a fronteggiare la crisi economica che duramente si è abbattuta; l’inflazione è ai massimi storici; e il tasso occupazionale pari allo zero; la Francia sembra recuperare leggermente dopo la vittoria all’elezione di Hollande che ha battuto di gran lunga il suo avversario politico di destra Sarkozy. 

L’Italia sembra annaspare nel vuoto; nonostante l’imposizione di una grossa pressione fiscale per fronteggiare la crisi; l’economia del Bel Paese sembra costernata più da incertezze che da punti saldi. 

Ad aggravare la già precaria situazione economica italiana; si è aggiunto lo sciame sismico che sta attraversando tutto il nord della penisola provocando danni sia al patrimonio artistico che quello economico d’immane valutazione.
L’industria casearia che contribuisce al 10% della produzione del PIL nazionale ha subito ingenti danni; così come l’agricoltura e l’allevamento; ma anche il settore industriale del centro-nord Italia è in ginocchio dopo il cedimento strutturale di molti capannoni industriali; i quali erano dichiarati a norma di legge; ma durante il periodo sismico si sono visti sgretolare, come la neve al sole; procurando arresti nel sistema produttivo nazionale di prodotti caratterizzanti il made in Italy e pertanto di fondamentale importanza per import-export. 

Ora per il nostro paese è veramente dura; e per gli italiani anche peggio; giacché le popolazioni dell’Emilia Romagna si sono travate da un giorno all’altro senza più case; ne familiari (visti i morti che sono stati causati dal terremoto); ne ricordi ma soprattutto senza più storia; cancellati come una spugna passata su una lavagna piena di ricordi. 

Il Governo ha risposto dicendo che faranno il possibile per non lasciare sole queste popolazioni; mi auguro che non sia la solita ”promessa del marinaio”; come per gli abitanti dell’Abruzzo dove dopo il gravissimo terremoto del 2009, l’allora Governo Berlusconi promise case nuove e aiuti per tutti i terremotati; ma a oggi ci sono ancora cittadini costretti a vivere nei containers; e l’Aquila resta ancora una città fantasma; dove il centro storico per vaste zone; ancora resta inagibile. I giovani italiani restano sempre più senza lavoro; (1 su 3 non lavora); si è approvata una riforma del lavoro che non convince gli italiani; ma neppure il governo dei tecnici i quali hanno delle idee obsolete; e senescenti su come far ripartire l’economia italiana. Il sistema multi-tasking dei dirigenti italiani dovrebbe essere per sempre abolito; l’idea di business della classe imprenditoriale italiana è superata; e il paese arranca; fa fatica a ripartire; teme la speculazione sui mercati finanziari; e l’iniziale ventata di fiducia dopo il cambio di governo; degli investitori stranieri sui nostri mercati, pian piano è scemata riportando lo spread dei titoli italiani vicini ai 500 punti sui bund tedeschi. 

Un fuoco di paglia; il Governo Monti non garantendo equità ha destabilizzato il paese; buoni i propositi iniziali ma chi paga la crisi sono i pensionati e i lavoratori pubblici; nulla è stato fatto per introdurre una tassa sui patrimoni (esistente in tutti i paesi democraticamente evoluti); nulla è stato fatto per ridurre il numero dei parlamentari al governo; nulla è stato fatto per ridurre gli emolumenti parlamentari; e nulla è stato fatto per togliere i rimborsi elettorali ai partiti; la quale voce di bilancio serve per garantire oltre i relativi rimborsi; quote di finanziamento pubblico al sistema politico togliendo risorse finanziarie stanziabili per l’ammodernamento delle strutture pubblica; o per il potenziamento dei servizi sociali; o per il rifinanziamento di progetti che possano essere attuati per le creazioni di nuovi posti di lavoro. 

Gli U.S.A. chiedono a gran voce che l’Europa si riscatti e dia segni forti per la ripresa economica salva Euro; decentralizzare le direttive di governo da Berlino potrebbe essere il primo passo; e cercare maggior coesione tra governi nazionali e BCE potrebbe dare vita ad un rilancio economico che potrebbe portare l’Europa fuori dalla crisi economica che sta avendo ripercussioni durature nel tempo e con costi molto onerosi. Salvare l’euro garantirebbe un rilancio dell’economia europea; ma supporterebbe i paesi dell’area extra U.E. dove i capitali del vecchio continente sono investiti e per i quali si creano incertezze economiche e depressioni inflazionistiche derivanti dalla mancanza di fiducia dei mercati dei paesi dell’U.E. a causa della svalutazione della moneta. 

Occorre una terapia d’urto che arresti la crisi economica e trasformi la spirale involutiva in crescita economica reale; tale da attrarre i capitali stranieri soprattutto dei mercati asiatici a investire nel vecchio continente e ridare rinnovata fiducia a tutti i paesi dell’area euro.


Davide Lombino  


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