Lo Stato la cosa pubblica e l’interesse privato, tre elementi discordi alla base della carenza dei servizi pubblici

L’Italia si trova in una fase veramente critica e difficile; non solo a livello economico ma anche a livello di standard di sicurezza delle infrastrutture pubbliche.

Lo si è visto a Genova dopo il crollo del ponte Morandi per mancata manutenzione, ma anche dal crollo del tetto della chiesa dei matrimoni a San Giuseppe dei Falegnami, gioiello barocco nel cuore dei Fori Imperiali restaurato non più di tre anni fa.

Il perché avviene tutto questo va ricercato nella ricerca compulsiva del profitto economico che ha sostituito nel corso degli anni anche quei valori morali e dignitari; che sono associati alla responsabilità di chi si occupa di manutenzione e restauri delle infrastrutture ed opere pubbliche.

Nel caso di Genova; il governo ha fatto bene a togliere l’appalto delle opere infrastrutturali alla società Autostrade, ma non si è fatto nulla per attribuire pienamente le responsabilità e le colpe ai dirigenti che non hanno prestato attenzione alla criticità della sicurezza del ponte, per il quale già nel 1993 era stato redatto un rapporto nel quale si evinceva la necessità di rinforzare il ponte.

L’Italia è un paese con la “doppia morale”, quando si tratta di licenziamenti da parte della classe operaia, le decisioni vengono rese operative in un batter di ciglio; quando si tratta di prendere seri provvedimenti amministrativi e penali verso i dirigenti responsabili di avere causato una strage di vittime innocenti, ecco che tutto viene insabbiato.

Nel caso della chiesa dei Matrimonio, bisognerebbe investigare sui manager che hanno avvallato la firma di fine lavori; per i quali si sono assunti la responsabilità, che i lavori fossero stati eseguiti a norma di legge con scrupolo e rigore.

Non possiamo neanche escludere la responsabilità dello Stato in tutto questo; il quale avendo perpetrato nel corso degli anni una politica di privatizzazione di azienda preposte alla realizzazione di opere pubbliche, ha in un qualche modo avallato questo stato di degrado in cui il nostro paese vessa.

Non si può derogare la gestione dei servizi pubblici ai privati, e come dare il coniglio alla volpe e pretendere che questo ultimo ne abbia cura, il profitto economico rema verso una direzione opposta rispetto alla gestione della cosa pubblica, lo Stato deve intervenire con adeguatezza e responsabilità e farsi garante della gestione dei servizi pubblici come bene comune.

Voglio inoltre ricordare che, i casi di Genova e Roma non sono casi isolati, a proposito voglio menzionare i tragici disastri ferroviari che sono accaduti negli anni 1996 e 1997, mai registrati nella storia delle ferrovie italiane, avvenuti dopo il processo di privatizzazione dell’azienda, i quali hanno provocato tanto dolore negli italiani, causati soprattutto dalla carente manutenzione della linea ferrata e dei materiali rotabili, e soprattutto ad un carente regolamento di sicurezza circolazione dei treni.

Bisogna rivedere i passi e la strada intrapresa anni fa, lo Stato dovrebbe rivedere la politica della gestione dei lavori pubblici e possibilmente statalizzare quelle aziende che sono preposte al controllo della realizzazione, manutenzione e adeguamento delle opere e servizi pubblici.

Parliamo di servizi ed opere pubbliche, il che come già detto; è un concetto slegato dalle politiche del profitto, essendo dei beni supremi per tutta la collettività, per i quali non si può giocare una politica al ribasso dei prezzi.

Pertanto togliere l’appalto ad una azienda che non ha svolto il suo compito a dovere; è un primo passo di giustizia verso coloro che hanno perso i familiari nei tragici eventi descritti, ma rimane un passo incompleto se non si attribuiranno le colpe e responsabilità ai dirigenti delle azienda coinvolte, i quali a causa del perseguimento del profitto come scopo assoluto, hanno totalmente ignorato ogni standard di sicurezza nella gestione della cosa pubblica, considerandola come esclusivo interesse privato.

Davide Lombino

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