Muore ad 84 anni Umberto Eco, Icona mondiale della letteratura saggistica italiana contemporanea

Il 19 fumberto_ecoebbraio 2016 alle ore 22.30, si è spento all’età’ di 84 anni Umberto Eco; icona mondiale della cultura italiana.

A darne notizia è stata proprio la famiglia, Letteraweb non poteva non dedicare un articolo ad un uomo di grande spessore morale e culturale contemporaneo.

Umberto Eco nacque ad Alessandria il 05 gennaio 1932 è stato filosofo, semiologo, esperto della comunicazione e scrittore.

Fra le sue opere più illustri ricordiamo: “Il Nome della Rosa” ed “Il Pendolo di Foucault”; le quali opere lo hanno messo in lustro; come scrittore internazionale.

Il nome della Rosa“, fra l’altro uscito nel 1980 e diventato in brevissimo tempo un best-seller internazionale con 14 milioni di copie vendute, traduzioni in oltre cento lingue, una trasposizione cinematografica che ha vinto 4 David di Donatello nel 1987, ed “Il Pendolo di Foucault“, del 1988.

Dal 12 novembre 2010 era socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.

Eco è stato un attento osservatore della politica; non mancando l’opportunità di tracciare una sua visione storica dei fatti di cui se ne ha traccia in alcune sue opere come “Numero Zero”; pubblicato nel 2015 proprio nel giorno in cui ricorreva il suo compleanno; dove fece riferimento alla storia politica, giornalistica, giudiziaria e complottistica italiana, da Tangentopoli a Gladio, passando per la P2 e il terrorismo rosso.

Nel 1988 aveva fondato il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino. Dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna.

Il 24 novembre 2015 aveva sostenuto la nascita di una nuova case editrice di proprietà di Elisabetta Sgarbi: La Nave di Teseo, dopo la rottura definitiva con la casa editrice Mondadori in seguito alla fusione di questa con Rcs, definita da lui stesso: “La Mondazoli”.

Una scelta quella di lasciare il gruppo editoriale di Berlusconi nata sin dai tempi in cui quest’ultimo scese in politica; e ricoperse la carica di Presidente del Consiglio, Eco garante di libertà e giustizia non esitò mai a denunciare gli eccessi politici e personali del cavaliere.

Figlio di un negoziante di ferramenta, in gioventù fu impegnato nella GIAC (l’allora ramo giovanile dell’Azione Cattolica) e nei primi anni cinquanta fu chiamato tra i responsabili nazionali del movimento studentesco dell’AC (progenitore dell’attuale MSAC). Nel 1954 abbandonò l’incarico (così come avevano fatto Carlo Carretto e Mario Rossi) in polemica con Luigi Gedda.

Durante i suoi studi universitari su Tommaso d’Aquino, smise di credere in Dio e lasciò definitivamente la Chiesa cattolica; in una nota ironica, in seguito commentò: “si può dire che lui, Tommaso d’Aquino, mi abbia miracolosamente curato dalla fede”.

Laureatosi in filosofia nel 1954 all’Università di Torino con Luigi Pareyson con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino, iniziò a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo d’indagine mai più abbandonato, anche se successivamente si dedicò allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all’indagine critica sullo sperimentalismo letterario e artistico. Nel 1956 pubblicò il suo primo libro, un’estensione della sua tesi di laurea dal titolo Il problema estetico in San Tommaso.

Nel 1962 Umberto Eco pubblica Opera aperta, analisi di testi letterari in termini strutturalisti a partire da Ulisse di Joyce, che fa discutere e diviene uno dei manifesti della neoavanguardia riunita l’anno dopo nel Gruppo ’63. Nel 1980 esce invece il romanzo storico medioevale “Il nome della rosa”, che suscita consensi internazionali, best seller da oltre 12 milioni di copie, tradotto in cento lingue. In mezzo, molte altre pubblicazioni, saggi, articoli.

Da osservatore ironico e semiologo avvertito oltre che creativo, ha dimostrato in ogni occasione di saper cogliere lo spirito del tempo. Il suo Lector in fabula, saggio del 1979 (non a caso periodo in cui stava scrivendo proprio Il nome della rosa), è appunto il lettore che in un testo, in particolare se creativo, letterario, arriva a far interagire col mondo e le intenzioni dell’autore, il proprio mondo di riferimenti, le proprie associazioni, che possono creare una lettura nuova: ”generare un testo significa attuare una strategia di cui fan parte le previsioni delle mosse altrui”. Un”opera aperta è proprio quella che più riesce a produrre interpretazioni molteplici, adattandosi al mutare dei tempi e trovando agganci con scienze e discipline diverse.

Una tesi che apparve dirompente in un paese legato alle sue tradizionali categorie estetiche, diviso tra crocianesimo e marxismo storicista. E il discorso di Eco non riguardava, ovviamente solo la forma, la struttura di un’opera, come intesero molti autori di quegli anni, tanto che poco dopo dette alle stampe La struttura assente, che spostava il discorso sulla ricerca semiologica e le sue interazioni. Così, forse, il tentativo più esemplare nel mettere in pratica le sue teorie, è nel 2004 La misteriosa fiamma della regina Loana, romanzo illustrato con foto di libri e riviste, manifesti, tavole di fumetti, che fanno parte del racconto e contribuiscono a far rivivere l’atmosfera dell’epoca (da fine anni ’30 alla guerra) a ogni lettore anche con i propri ricordi. Eco è stato anche autore di paradossali e ironiche pagine su aspetti minori della realtà raccolte in Diario minimo negli anni ’60, e successivamente con le “Bustine di Minerva” sul settimanale l’Espresso.

La fama internazionale giunse con il best seller il nome della Rosa (dall’autore definita peraltro l’opera tanto odiata); l’opera suscitò più polemiche che innovazione saggistiche.

Seguirono altre opere che non consolidarono la sua fama internazionale come ll pendolo di Foucault nel 1988, L’isola del giorno prima (1994) e Baudolino (2001), La misteriosa fiamma della regina Loana(2004) e Il cimitero di Praga. Fino all’ultimo romanzo sul mondo dei giornalisti e dell’editoria, Numero Zero, uscito l’anno scorso.

L’ultima sua opera fu “Pape Satàn Aleppe” uscirà il 27 febbraio saggio che raccoglie Le bustine di Minerva (la rubrica di Eco sull’Espresso) dal 2000 a oggi (l’ultima del 27 gennaio dedicata alla mostra sul bacio di Hayez), ”legate al tema della società liquida e dei suoi sintomi.

Una vita ricca d’impegni da parte di Eco, non sempre coronati dal successo nazionale ed internazionale; ma questa in fondo è la storia che accomuna i grandi letterati italiani.

A noi non resta altro che dire grazie “Maestro”, per avere aperto la strada ad una nuova visione socio-politico-letteraria italiana.

Davide Lombino

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Fonti Estratte dalla Repubblica del 20.02.2016

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