Obama, gli Stati Uniti e la politica mediatica

Dopo il crack finanziario americano; che ha causato l’attuale crisi economica mondiale, il presidente degli Stati Uniti Barak Obama chiede un risarcimento danni al colosso finanziario JBMorgan per i danni causati dall’acquisto dei titoli azionari sui mutui subprime. 

I magistrati americani hanno accertato che la stessa banca essendo a conoscenza dell’ esiguo valore dei titoli stessi; abbia costretto i finanziatori al rimborso del valore in contanti, senza peraltro restituire i soldi così recuperati ai poveri investitori, che hanno pagato di tasca “la truffa investimento”. 

Tutto questo viene alla luce in questo momento, ad un mese dalle nuove elezioni presidenziali, Obama denuncia la seconda potenza finanziaria degli USA dopo la Bank of America. 

Che non si tratti di pura propaganda elettorale? D’altronde Barak Obama ha bisogno di recuperare un immagine elettorale perduta se vuole vincere le prossimi elezioni.
Bisogna che recuperi voti in qualsiasi maniera, pertanto; perché non sfruttare una parte di elettorato che è stato deluso dai finanziatori ed dal precedente governo stesso? 

Non voglio dire che si sia inscenata una falsa, ma dal 2008 ad ora sono passati quattro anni, un po’ tanti per accorgerai soltanto adesso che si è svolta un’azione di aggiotaggio finanziario da parte  del gruppo JBMorgan, la magistratura poteva essere più sollecita prima; anche a dispetto degli investitori che hanno visto bruciare il loro capitale come la paglia al fuoco. 

Appurare la verità e un diritto sacrosanto, ma far sì che la manipolazione mediatica possa essere usata come arma elettorale il tutto è alquanto raccapricciante. 

Sono situazioni alle quali siamo abituati ad assistere durante il periodo pre-elettorale  in America; viene alla luce sempre qualcosa che possa “ipnotizzare” il focus elettorale verso la canalizzazione di voti elettorali a favore del premier uscente. 

Speriamo che almeno questa volta si possa risalire alla verità ma anche, che di possa giungere alle elezioni svincolati da processi mediatici, che possano portare ad eleggere il futuro presidente degli USA calpestando i più alti valori democratici della libertà di voto (quale l’America dichiara di avere); e  frutto di un laborioso e macchinoso processo politico destinato ad indirizzare psicologicamente l’attività di voto dell’elettorato nella stessa direzione in cui rema il sistema politico. 

Gli USA si definiscono portatori pacifici di democrazia; ma abbiamo assistito più volte che per perseguire  fini di carattere nazionale; hanno imposto la loro democrazia portando guerra e distruzione; (ricordiamo la guerra del Vietnam 1960-1975; e la guerra del Golfo 1990-1991) in paesi dove si è cercato un pretesto alquanto infondato per poter dichiarare guerra e coinvolgere anche i paesi facenti parte del Patto Atlantico. 

Infine gli USA dichiarandosi un paese democraticamente evoluto; mostrano una democrazia piena di fratture profonde avendo un sistema legislativo composto da leggi di ineguaglianza sociale; sanitarie e di lesione di diritti umani (quest’ultima perpetrata con la pena di morte in vigore ancora in alcuni stati degli USA); che si scontrano con un concetto altamente democratico di evoluzione socio-culturale di un popolo moderno quale essi dichiarano di essere. 

Obama ha cercato in parte di portare in pari i conti con la democrazia; promuovendo una riforma sanitaria che potesse allargare i benefit anche alle classi meno abiette; ma ha trovato l’opposizione da parte della classe aristocratica americana nonché degli stessi membri del suo governo. 

Per essere una democrazia quale gli USA dichiarano; di strada ne devono fare ancora molta; ma per riuscirsi devono intraprendere una strada di riforme; che portino ad un cambiamento di cultura permeata e radicata nel tempo, percorso non facile ma attuabile attuato già in passato da potenze come l’Unione Sovietica che ha evoluto almeno in parte il più oscuro modello di comunismo perseguito con la forza da un governo di polizia quale esso era.


Davide Lombino


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