Politica d’immigrazione, occorre maggiore tutela a garanzia dei diritti umani

L’iter legislativo che gli immigranti devono seguire per essere accettati nei Paesi nei quali fanno richiesta di trasferimento; varia da caso a caso e da Stato a Stato. 

Le leggi spesso introdotte a garanzia dell’immigrante spesso ne limitano i campi di azione o ne ostacolano la fruizione dei pieni diritti umani. 

Ovviamente le leggi come detto variano da Paese a Paese; ma la comunanza che gli immigranti hanno è la condizione di semi-interdizione giuridica che si protrae anche per anni e non si limita alle tempistiche strettamente necessarie per adempiere a tutti gli obblighi giuridici.
L’immigrazione è una realtà di fatto che accomuna milioni di persone nel mondo; i quali anche se seguono processi legali diversi per entrare in un diverso Paese dal proprio; sono accomunati dalla stessa volontà di avere riconosciuti uguali diritti e doveri alla stregua dei cittadini che appartengono allo Stato al cui gli immigranti fanno regolare richiesta d’ingresso. 

L’ingiustizia che le immigrazioni legali ricevono non riguarda soltanto i diritti umani; ma anche i diritti di par condicio sui diritti e doveri ai quali gli immigranti hanno diritto, e devono adempiere rispetto alle immigrazioni clandestine. Infatti quest’ultime hanno una priorità rispetto ai processi d’immigrazione regolari. 

I governi tendono a stabilizzare subito gli immigranti fornendo aiuti umani ed economici; riconoscendo e garantendo dei diritti che gli immigranti regolari non ottengono subito e per i quali devono impiegare forze umane, intellettive; giuridiche ed economiche per far sì che possano ottenere i benefici tanto auspicati. 

Bisognerebbe porre attenzione ai processi immigratori; soprattutto se si tratta di immigrazioni legali; i governi nazionali nel momento in cui autorizzano l’ingresso degli immigranti dovrebbero farsi carico anche delle responsabilità giuridiche derivanti, nonché occuparsi di garantire i bisogni primari necessari affinché l’immigrante si senta accettato dalla comunità del Paese presso il quale si trasferisce. 

L’Australia è un Paese per eccellenza formato da immigranti; ma le responsabilità del sostentamento della persona; nonché dei bisogni materiali ed immateriali; vengono totalmente delegate alle persone che si fanno carico di sponsorizzare l’immigrante stesso. 

Per i primi due anni (tempo necessario per trasformare il visto temporaneo in uno permanente); gli aiuti da parte del governo Australiano si limitano all’insegnamento della lingua inglese; ed all’ottenimento del medicare card che garantisce l’assistenza medica gratuita. 

C’è da considerare che il Medicare non copre l’intero ammontare delle spese sanitarie; pertanto l’immigrante che ha bisogno di visite ambulatoriali o dovrà sottoporsi ad indagini diagnostiche specifiche; si trova spesso nella condizione di dover pagare in parte le prestazioni richieste. Il governo australiano da la possibilità di trovare lavoro; ma non ti aiuta nella ricerca e non elargisce benefici monetari fino a quando l’immigrante non ottiene un visto permanente. 

Altresì i ruoli d’ingresso degli immigranti non sono gli stessi. Molta attenzione viene posta ai rifugiati; ed agli immigrati illegali i quali lo Stato spende molte energie umane e risorse economico-finanziarie per garantire loro una permanenza accettabile. 

Le immigrazioni nel mondo non sono uguali; varie da Stato a Stato come detto;  ma il processo burocratico-legislativo ivi derivante ha iter diverso; considerando che i ruoli che gli immigranti ricoprono sono gli stessi senza distinzione alcuna. 

L’Onu come organo istituzione sovranazionale a garanzia dei diritti umani; dovrebbe rivedere gli accordi che regolano i flussi immigratori verso i Paesi stranieri per far garantire e vegliare sull’esistenza delle indispensabili condizioni umane; atte a tutelare una qualità di vita dignitosa per tutti gli immigranti in qualsiasi Paese essi decidano di trasferirsi.


Davide Lombino

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