Politica italiana, resistente al cambiamento, Italiani sfiduciati da un sistema poco credibile e fallimentare

Cosa resta oggi dell’Italia costituzionale democratica? Questa è la domanda che molti italiani si pongono dopo gli infiniti colpi di scena che la classe politica italiana ha rappresentato come una commedia di un lungo metraggio tutto all’italiana.
Di costituzionalità ne è rimasta ben poca, anche la legge elettorale è stata dichiarata non costituzionale, e non per opera dei politici (che ancora discutono se cambiarla, come e quando), ma bensì per una sentenza della Corte Costituzionale che ne ha messo in evidenza i vizi di forma e di fatto.

Un governo formato con forme non del tutto consoni ai canoni della nostra Costituzione, per fronteggiare il degrado del nostro sistema elettorale e politico che ha messo l’Italia e gli italiani in una posizione marginale rispetto all’intera Europa, nella mancanza dell’assunzione di responsabilità di fronte alle azioni di governo intraprese.
I poteri forti del capitalismo industriale e finanziario fanno da padrone alle forze politiche che inevitabilmente finiscono per essere condizionate nelle scelte di governo da operare per il bene del paese.
Stiamo assistendo anche ad uno scontro generazionale fra la classe politica italiana e i giovani italiani desiderosi nel fare, ma limitati nella loro capacità d’agire.
Nella scorsa puntata del 10 Gennaio di Servizio Pubblico il programma condotto dal giornalista Michele Santoro, si è parlato di questo scontro generazionale, e sono stati messi a confronto i giovani italiani con l’onorevole di Forza Italia Renato Brunetta, chi ha preso visione della puntata potrà sicuramente asserire che non c’è stato nessun dialogo tra giovani e classe politica, ma solo l’erezione di un muro di gomma.
I primi sono alla costante ricerca di un futuro nel proprio paese, della possibilità di mettere in campo le loro idee, i loro punti di vista ma  soprattutto di portare quell’innovazione di cui l’Italia ha bisogno per il rilancio economico-finanziario di tutto il paese.
La classe politica vive ormai in un mondo proprio, fatto di realtà lobbistiche e falsità mediatiche dove il distacco dallo status sociale della gente comune è ormai un dato di fatto, un qualcosa di concreto che mina il vero scopo della politica in senso ideologico ma anche vero, ovvero il perseguimento dell’interesse pubblico.
Gli italiani non ripongono nessuna fiducia sulla classe politica, proprio perché quest’ultimi si sono resi garanti solo dei privilegi goduti, soprattutto in un momento dove è stato richiesto di fare maggiore sforzi, dove sono stati ritoccati gli stipendi e le pensioni per far fronte alla crisi economica, dove si è detto di tenere duro erogando una maggiore pressione fiscale sui contribuenti.
I politici non sono stati il massimo di esemplarità quando dovevano decidere il taglio sia dei costi della politica, che degli emolumenti parlamentari, (i quali a contrario delle pensioni che sono un diritto dovuto, e gli stipendi che sono il frutto di accordi contrattuali, sono solo decisi su fattori soggettivi e concessivi), si sono trovati tutti d’accordo nel rinviare la data del provvedimento.
La responsabilità di tutto questo è stata scaricata sul capo dello Stato, il quale garante di quella democrazia costituzionale, essendo lui stesso padre-fondatore di quella Carta Costituzionale che garantisce la nostra  Costituzione, ha cercato di salvare l’Italia dal baratro più profondo che avrebbe potuto avere ripercussioni ben più gravi di quelle attuali.
Fin quando il sistema politico non si assumerà la responsabilità di potere governare senza condizionamenti da parte dei poteri forti, fino a quando la classe politica non ritornerà ad assurgere la funzione sociale la quale è chiamata a svolgere, ma soprattutto fin a quando non si ridistribuirà la ricchezza di reddito equamente fra tutti gli stati sociali della popolazione, e dare conseguenzialmente spazio ai giovani che possano apportare quel know how di cui l’Italia ha bisogno come l’ossigeno, non possiamo dire che l’Italia ha imboccato la giusta strada per il cambiamento politico, sociale, economico e tecnologico di cui un paese di stampo moderno ha necessariamente bisogno.
Rompere un sistema vecchio radicato e consolidato è veramente difficile, ma ancor più arduo è riuscire ad avere una classe politica non condizionabile da tutti i poteri forti che da sempre condizionano le scelte per l’Italia e per gli italiani.
Davide Lombino

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