Sergio Mattarella, giudice della Corte costituzionale eletto Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella classe 1941, è il dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana, eletto alla quarta votazione superando il quorum richiesto con 665 voti a favore ha ottenuto la maggioranza assoluto, fallendo la soglia dei due terzi dei votanti a favore, solamente per 7 voti (la quale non era più richiesta).
Mattarella è il primo giudice della Corte Costituzionale eletto Presidente della Repubblica, non certo senza malumori da parte di NCD, Forza Italia e di Berlusconi in particolare.

E’ anche il primo siciliano eletto al colle, personalità integerrima il quale venne eletto Giudice Costituzionale nel ottobre 2011, giurando innanzi al suo predecessore Giorgio Napolitano.
Sergio Mattarella nella sua vita politica ha ricoperto diverse cariche di governo, fu Ministro della Difesa durante i governi D’Alema e Amato, ricoprì la carica di Vice Presidente del Consiglio sotto i governi D’Alema e Veltroni, fu Ministro della Pubblica Istruzione durante il VI governo Andreotti e Ministro per i Rapporti con il Parlamento durante i governi Goria e De Mita.
Cresciuto nella ala progressista della DC, nel gennaio del 1994 dopo la definitiva scissione del partito, fece parte del PPI (di cui ne fu uno dei fondatori), ma fu un acerrimo oppositore alla elezione di Rocco Buttiglione, come segretario di partito.
La scissione dal PPI avvenne nel luglio 1994, nel quale non condivideva la linea politica del segretario Rocco Buttiglione, troppo incline all’adesione da parte del partito alla coalizione del Polo delle Libertà guidata da Berlusconi.
Nel 1995 avvenne la svolta con l’adesione al centrosinistra e l’appoggio alla candidatura di Romano Prodi alla guida della nuova coalizione di centrosinistra (L’Ulivo).
Mattarella fu relatore delle leggi di riforma del sistema elettorale della Camera e del Senato che, recependo l’esito del referendum del 1993, introdusse una preponderante componente maggioritaria, alla quale riforma il politologo Giovanni Sartori diede l’epiteto di “Mattarellum”.
Sergio Mattarella è stato il nome unico sostenuto dal Pd per le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica, dopo estenuati giorni di trattativa e fratture interne al partito.
Il Pd alla fine si è trovato d’accordo sul nome che avrebbe dovuto sostenere e presentare al Parlamento per le elezioni del nuovo Capo dello Stato.
Non pochi i disaccordi, NCD contrariamente a quanto ebbe fatto capire, ha votato a favore di Mattarella, nonostante i contrasti interni che hanno portato alle dimissioni di Maurizio Sacconi dalla carica di Presidente dei Senatori di NCD.
Forza Italia si è trovata ancora una volta spaccata, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi sono parsi proclivi ad una votazione favorevole in favore del giudice costituzionale.
Il M5S hanno confermato la preferenza all’elezione di Stefano Rodotà con 17 voti a favore, anche se in sei hanno deciso di appoggiare la candidatura di Sergio Mattarella.
Alla quarta votazione sarebbe servito soltanto la maggioranza assoluta (505 voti sul totale di 939), il giudice ne ha incassato 665.
L’insediamento ufficiale avverrà martedì 3 febbraio, dove Sergio Mattarella sarà tenuto a prestare giuramento innanzi al Parlamento unito.
Napolitano ha espresso consenso all’elezione di Mattarella, dichiarando che si tratta di un uomo di indubbia moralità, ed integerrimo senso del dovere.
Sicuramente l’elezione di un uomo del Pd, potrà dare un senso di continuità all’attuale governo Renzi, il quale si è dichiarato particolarmente soddisfatto del risultato ottenuto.
Una continuità che potrà dare una certa stabilita di governo nell’opera di percorso di riforme avviato da Renzi sotto la supervisione dell’ex Presidente Giorgio Napolitano.
Occorre più che mai dare un senso di continuità politica al processo di riforme che è stato avviato e non ancora concluso.
Stabilità intesa come sicurezza sociale e coesione politica e decisionale, due mix fondamentali per traghettare il Paese verso una forma di democrazia evoluta, indispensabile per operare quella forma di trasformismo tendente a sburocratizzare il nostro ordinamento politico (soprattutto in termini di riforme costituzionali), legato attualmente a processi evolutivi lenti e secolari, non accordanti con una progressiva e rapida evoluzione politico-sociale, in atto in ambito europeo.
Davide Lombino
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