Sicilia il Parlamento più caro d’Europa, nel 2013 denunciate spese per 165 milioni di euro

Ancora una volta la Sicilia si trova sotto una bufera politica, ed al centro di un’attenzione mediatica.

Dopo lo scandalo delle spese pazze che i parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana hanno fatto pertanto senza giustificativo di spesa, viene alla luce un’altra realtà triste ma alquanto sconcertante.
Il parlamento siciliano oltre a detenere il primato di essere il più antico d’Europa (venne istituito da Ruggero I già nell’anno 1097), è anche il più caro di tutto il continente.

Nel 2013 l’Assemblea Siciliana ha sostenuto spese per un importo complessivo di 165 milioni di euro, contro la regione Lombardia, che avendo il doppio del numero di abitanti della Sicilia ha speso un importo complessivo di 68 milioni di euro, seguita dal Piemonte con 62 milioni e la Campania che si è fermata a quota 66 milioni di euro.
Per le spese di rappresentanza ogni onorevole chiede il rimborso di circa 27 caffè al giorno, infatti sempre nel 2013 sono stati 800 mila euro i soldi spesi in un anno in caffetteria, i quali considerando il costo medio di un caffè (0,90 cent di euro), il numero dei deputati (90) e i numeri dei giorni in un anno solare (365), i conti sono presto fatti.
L’intera notizia è stata riportata dal Il Fatto Quotidiano del 21 gennaio scorso e mi sono curato di riportare l’intero articolo pubblicato sul mio profilo Google (consultabile da parte di tutti), dove peraltro sono snocciolati altre causali di spesa con i dovuti importi.
La cosa che lascia sgomento è la totale incuranza con cui i deputati siciliani perpetrano lo sperpero del denaro pubblico, soprattutto in una regione italiana dove occorrono forti investimenti sui servizi pubblici e sociali, sull’economia ed il lavoro, ma anche sugli aiuti concreti alla popolazione dove la soglia di povertà dal 2008 ad oggi si è notevolmente incrementata.
Dai dati riportati dalla Cisl i pensionati che hanno raggiunto la soglia di povertà sono 1.013.803 con un reddito medio di 676 euro mensili e 82% dei pensionati siciliani non supera la soglia tra i 500 e i 750 euro mensili dati peggiori di tutta Italia.

A tutto ciò va aggiunto che sono 547 mila le famiglie che vivono in povertà relativa che rappresentano il 27,3% della popolazione regionale, e 180 mila quelle che vivono in povertà assoluto.

Di fronte a questi dati possiamo prendere atto che la denuncia altisonante fatta dal presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta per ripulire l’isola dalla cattiva gestione politico-dirigenziale, resta un eco tonfo che non si propaga, ma ritorna indietro senza sortire l’effetto dovuto.

Un attenta gestione delle finanze pubbliche potrebbero fare la differenza in una regione dove la crisi economica si è fatta sentire con maggiore entità rispetto al resto del Mezzogiorno, ma anche nei confronti dell’Italia stessa.

I siciliani ancor più degli italiani hanno bisogno di aiuti concreti, tramite l’erogazione di servizi efficaci ed efficienti e combattendo quella politica clientelare che ha caratterizzato l’essenza stessa della regione ed è stata avallata da decenni di cattiva gestione politica.

Occorre che il passo lo facciano i parlamentari regionali, non è ammissibile che una regione che spenda più del doppio della Lombardia, la quale è una delle regioni d’Italia capolista per l’efficientismo sociale e leader nell’erogazione dei servizi pubblici, vessi in una condizione di estremo deterioramento sociale, culturale, economico e politico.

La Sicilia culla del Mediterraneo ha vissuto il suo massimo auge di splendore durante il governato di Federico II, ci verrebbe da chiedere cosa resti di quell’epoca, la risposta quasi scontata è solo la bellezza della terra, che il degrado politico ne ha offuscato la fulgida memoria lasciando la Sicilia ed i suoi abitanti nella rassegnazione più totale.

Davide Lombino

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