Sicilia, Occupazione giovanile in crescita basata sulla precarietà della legge finanziaria

In un articolo del 07 settembre 2016 sul Giornale di Sicilia; viene riportata la notizia della crescita occupazionale giovanile in Sicilia per l’anno 2015.GIOVANI-LAVORO-535x300

Secondo Confartigianato nell’anno suddetto 20 mila giovani under 35 hanno trovato un’occupazione; il numero di occupati del 2014 pari a 295 mila è passato nel 2015 a 315 mila, cambiando la curva negativa occupazionale.

Secondo sempre Confartigianato; il contributo alla lieve crescita occupazionale giovanile in Sicilia è dovuta alla crescita della domanda; offerta dalle piccole e medie imprese ed in particolare dalle Mpi.

Ciò dovuto principalmente non ad un effetto diretto del Jobs Act, ma bensì alla già operante legge 407/90, che prevede il 100% dello sgravio fiscale per una durata di tre anni, a beneficio di tutte quelle aziende operanti nel Mezzogiorno d’Italia.

Come invece sappiamo il Jobs Act garantisce lo sgravio fiscale del 40% dei contributi previdenziali per due anni ed un tetto massimo fissato a 3.250 euro.

Questi sono dati sicuramente incoraggianti nel breve e medio periodo; ma i quali non fanno prevedere nessun grado di ottimismo in una ipotesi d’impiego a lungo termine della forza lavoro.

I 20 mila giovani che nel corso del 2015 hanno trovato lavoro, si sono dovuti accontentare di contratti a tempo determinato, la quale durata è fortemente vincolata alle agevolazioni fiscali erogate dal governo a favore delle piccole e medie imprese.

La domanda che sorge spontanea (e farebbe molto pensare) sarebbe, cosa accadrà a questi giovani allo scadere del triennio, ovvero quanti di questi contratti a tempo determinato, si trasformeranno in contratti di durata a lungo termine.

Difficile da dirsi; sembra quasi che siamo entrati in un circolo vizioso, dove le aziende hanno eliminato quel costo fisso di bilancio sotto la voce costi del personale, per sostituire con la più proficua voce agevolazione fiscale.

Scaricando di fatto il costo del lavoro allo Stato, il quale a sua volta si fa carico dei costi dei lavoratori attivi, ma che a sua volta paga pesantemente sul bilancio i costi dei lavoratori non più attivi.

È al varo in questi giorni da parte del governo Renzi la possibilità d’introduzione a partire dalla prossima finanziaria, di nuovi scivoli per le persone che vorrebbero andare in pensione anticipatamente.

Possiamo affermare che siamo all’apoteosi delle assurdità mai proposte precedentemente.

Una nazione con crescita Pil pari allo zero; dove non esistono impiegati di aziende private di fatto, dove lo Stato è l’unico ammortizzatore sociale chiamato alla risoluzione del problema occupazionale; senza un diretto coinvolgimento della piccola, media e grande impresa alla partecipazione di una vera e impegnativa ricrescita economica nazionale.

Cari lettori personalmente non mi sento di avallare una linea di governo con una deliberata visione ristretta della problematica dell’occupazione giovanile e no.

Un’economia così basata possiamo definirla ad effetto domino, in quanto alla mancanza di una variabile, ne consegue la caduta dell’intero sistema su cui il modello economico si basa, un modo per poter affermare che la precarietà del lavoro ormai sembra essersi estesa anche al quella legislative dello Stato.

 

Davide Lombino

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