Un governo produttivo al servizio dei giovani; per rimettere in moto l’Italia
Situazione delineata che no aiuta ne l’Italia, ne tantomeno gli Italiani; che sono sempre più preoccupati da una situazione politica incerta; e dalla mancanza di azioni concrete al fine di creare opportunità di lavoro; per la ripresa economica
nazionale.
Leggendo un articolo di Giancarlo Loquenzi nell’ blog L’Huffington Post; delineando un quadro tutto italiano afferma che: ”Nel nostro paese a 40-50 anni si rimane senza lavoro etc.”, io aggiungerei che a 30 si deve ancora iniziare una carriera lavorativa.
Questo fa sì che l’Italia per essere costruttiva; deve incentrare la crescita sulla produzione; la produzione si accresce apportando nuove idee di lavoro con una visione temporale a lungo termine. Tutto ciò ad oggi non succede.
Continuo a ricevere richieste d’informazione per emigrare all’estero; da parte di amici e parenti italiani; i quali figli essendo neo-laureati, e prendendo coscienza dell’immobilismo politico italiano; vogliono certezza di crearsi un futuro migliore per se e per la propria progenie. Un futuro che l’Italia di certo non può dare in questo momento; ma che non potrà dare in avanti se non si intraprende una strada del fare; incentrando un percorso di risanamento economico; aprendo un dialogo serio fra istituzioni politiche; imprenditori e associazioni sindacali; al fine di rimettere in moto il motore del lavoro.
L’Italia invecchia non solo demograficamente; ma anche intellettualmente; proponendo linee di governo che perpetrano modelli senescenti ed obsoleti; che connotano un rilevante differenziale potere politico-economico con l’Europa. Ecco che la forza lavoro si distacca dalla visione produttiva del paese; i giovani prendendo coscienza della situazione di fatto decidono di cercare altrove il proprio futuro; un’emigrazione diversa degli anni ’50-’60; allora il grado di alfabetizzazione era scarso o per lo più nullo; un’emigrazione composta da manovalanza; contadini; agricoltori.
Oggi si perde un capitale lavoro di tipo intellettivo; perché chi emigra sono giovani diplomati e laureati che mettono a disposizione il proprio know how al servizio di altre nazioni. Tante volte abbiamo assistito al braccio di ferro fra governo ed imprenditori che hanno minacciato di spostare la produzione all’estero; ed i governi preoccupati hanno sempre cercato una mediazione; un compromesso per far sì che ciò non accadesse.
Ma la produzione è composta anche dalla forza lavoro; che risulta avere un potere contrattuale del tutto nullo; dove l’unica arma che trova a suo favore è l’emigrazione; che può garantire un lavoro stabile ed un salario dignitoso per poter intraprendere un futuro prospero. Il governo italiano dovrebbe impegnarsi più su questi temi; che rappresentano il futuro dell’Italia affinché i cervelli italiani restino in Italia; perché la perdita del patrimonio intellettuale è anche perdita di cultura; competitività e rilevanza politica internazionale.
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