Leo Bretholz una morte che lascia il segno nel mondo ebraico, una causa portata avanti con costanza e determinazione

L’8 marzo 2014 all’età di 93 anni si è spento Leo Bretholz, un ebreo sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz, il quale ha dedicato la sua vita alla causa di condanna  morale ed economica da parte delle ferrovie francesi, per essere state parte in causa nella deportazione ebrea nei campi di sterminio, avendo tratto profitto in seguito agli accordi tra i nazisti e la direzione generale delle SNCF sulle modalità di deportazione degli ebrei.


Bretholz si è spento, ma la causa rimane ancora aperta, il testimone è passato ad un altro superstite ebreo Rosette Goldstein, amica dello stesso Bretholz,  la quale prima della deportazione del padre verso i campi di sterminio Auschwitz, fu presa in affidamento da Albert Martin e sua moglie Juliette una famiglia di allevatore francesi, che nascosero l’allora piccola Rosette dalle rappresaglie naziste, e la salvarono dalla morte sicura.

Rosette non vide mai più suo padre, in quanto fu uno dei sei milioni di ebrei rimasto vittima dell’egemonia nazista.

Alla petizione mancano ancora poco meno di trentanovemila firme per poterla inoltrare al vaglio del governo francese.

Chiunque fosse interessato a dare una mano per perorare un’altra causa ebraica, può trovare la petizione al seguente indirizzo:


L’iscrizione è del tutto gratuita e non comporta nessun onere da sostenere, ma con una firma, si può contribuire a perorare una giusta causa, verso un popolo che nel corso dei secoli e specialmente nel XX secolo, ha avuto tremende ripercussioni razziali, essendo stato vittima di atrocità e violenze di qualsiasi grado, subendo la lesione di tutti i diritti umani.

Le barbarie e le violenze di qualsiasi ordine e grado, imbruttiscono l’animo umano, e ledono la libertà ed i diritti di chi ne resta vittima.

L’evoluzione democratica di un popolo passa attraverso la pacifica convivenza con altre civiltà e popoli che essendo permeati da diversi usi e costumi, fanno parte dell’complesso patrimonio umano che popola il nostro pianeta.

Cercare di cambiare le cose in meglio non è una scelta da meditare, ma un dovere morale, firmare una giusta causa non arricchisce materialmente ma spiritualmente e ci fa sembrare migliori giorno dopo giorno.

Davide Lombino

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