Lettera aperta al Presidente Napolitano

Egr. Sig. Presidente della Repubblica.


Sono uno di quei tanti giovani italiani; rimasto orfano di ideali, e privo di futuro. 

Non so se avrà mai l’opportunità di leggere questa lettera; però in qualità di libero cittadino in un paese democratico; sento il dovere di scriverLe apertamente fino a quando almeno questo ci venga concesso. 

Mi creda la invidio benevolmente; resta una di quelle poche persone politiche e pubbliche di grande integrità morale in un mondo politico altamente corrotto; fondatore di questa attuale costituzione; che con varie modifiche ed aggiustamenti; si sta cercando di riporre dentro un baule di ricordi. 

Personalmente non credo più al modello italiano, tanto meno alla politica ad ai politicanti che stanno all’interno del parlamento stesso senza distinzione di appartenenza e militanza politica; dei quali non mi sento garantito; ne rappresentato. 

Gli ideali e di conseguenza gli idealisti appartengono ad una realtà riflessa e metamorfica, riconducibili ai personaggi di una famosa opera pirandelliana: Uno Nessuno e Centomila. I giovani non hanno più spazio e futuro in questo paese; la mia non è una visione pessimistica e travisata della situazione socio-economica italiana; ma purtroppo una triste realtà perpetuata negli anni.
Lei secondo un punto di vista condivisibile da molti; insieme a Sandro Pertini resta e resterà uno fra i più grandi presidenti che ha degnamente onorato e rappresentato la nostra repubblica. 

Personalmente quasi alla soglia dei miei trentatré anni; non voglio fare la fine che fece Gesù; per lui il destino era già scritto; io preferisco scriverlo da me possibilmente all’estero; dove i giovani sono sicuramente più apprezzati e valorizzati. 

Avrei dovuto scriverLe prima questa lettera; ma ho avuto delle remore nel dare una semplice opinione di un semplice e “libero” cittadino. 

Democrazia è anche questo; ma a noi giovani è stata presentata e fatta conoscere in maniera strumentale e finalizzare all’interesse privato invece che pubblico. 

Mi scuso se l’avrò tediata con questa mia lettera alquanto prolissa; però so che scrivendoLe; se avrà mai l’occasione di leggere quanto scritto, il tutto non resterà nella totale indifferenza; di chi vuole far sentire la voce di pieno dissenso, la quale verrà placata dall’assoluto silenzio. 

Diciamo la verità i giovani non hanno più bisogno delle belle parole o di riforme sul lavoro che comunque sono fine a se stesse o addirittura lasciano il tempo che trovano; i giovani hanno bisogno di azioni; di fatti. 

Rifondare il paese è un dovere partendo dai giovani (quelli onesti; perché di questi ultimi l’Italia è anche composta ma sono soltanto messi ai margini); operando una profonda pulizia da questa classe politica di amorali ed inetti. 

Questo è quello che pensano i giovani come me, un totale cambiamento di rotta che modifichi il destino di questo paese per troppo tempo in mano a capitani e vascelli in balia della deriva cronica.

Questa classe dirigenziale sfiduciata dai giovani; ha fallito. 

Ha continuato sulla scia aperta da alcuni politici della prima repubblica; è appannata di ingorda egemonia di potere e diventa cieca di fronte alla corruzione e ingovernabilità simile ad un cancro sociale; che liberamente dilaga.


Davide Lombino


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