Muore Rita Levi Montalcini; un’icona mondiale della scienza moderna

«Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente». Con questa celebre frase ci lascia all’età di 103 anni Rita Levi Montalcini, un’icona mondiale per la scienza moderna morta in seguito ad un collasso cardiaco nella sua abitazione torinese, la camera ardente al Senato sarà allestita a partire dalle ore 15 di lunedì 31 dicembre 2012. Nata a Torino il 22 Aprile del 1909 è stata l’unica italiana insignita di un premio Nobel «scientifico« (per la medicina e la fisiologia), ottenuto nel 1986, è stata anche la prima donna a essere ammessa all’Accademia pontificia delle scienze. Dal 1° agosto 2001 era senatrice a vita della Repubblica italiana. Il padre era un ingegnere, e la madre era una pittrice che divise i talenti con la gemella Paola (deceduta nel 2000). <br />Rita ereditò dal padre l’amore per la scienza, la gemella la creatività della madre. Dopo la maturità continuò i suoi studi iscrivendosi all’Università di Torino nella facoltà di medicina; la scelta fu contraria alla volontà del padre. Nel 1936 conseguì la laurea con la votazione di 110 e lode.

Negli anni Trenta l’Università di Torino poté vantarsi di talenti straordinari, tra cui Giuseppe Levi (padre della scrittrice Natalia Ginzburg); inoltre la Montalcini ebbe tra i suoi compagni di università altri due futuri premi nobel: Salvador Luria e Renato Dulbecco. 

Durante il periodo fascista ed in seguito alle leggi razziali di Mussolini, dovette fuggire a Bruxelles; ritornò a Torino poco prima dell’invasione del Belgio da parte nazista e non potendo frequentare l’università in quanto ebrea; allestì nella sua camera da letto un piccolo laboratorio di ricerca scientifica. Dopo il bombardamento degli alleati si rifugiò in campagna , e dopo l’8 settembre 1943  si rifugiò a Firenze per evitare i rastrellamenti e la deportazione in Germania. 

Nel 1947 dopo la liberazione, le venne offerta la cattedra presso la Washington University di St. Louis dove agli inizi degli anni Cinquanta fece la sua sensazionale scoperta della proteina del fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf). Per questa scoperta Rita Levi Montalcini venne insignita trent’anni dopo del Premio Nobel, in quanto ritenuta fondamentale per la comprensione dei tumori e con conseguenze importanti anche per la cura di malattie come Alzheimer e Sla. 

Nel 1977 andò in pensione e ritornò in Italia, con la quale era sempre rimasta in contatto, negli anni Sessanta e Settanta collaborò in numerose occasione con il CNR e non lascio mai la nazionalità italiana per diventare statunitense.  

Nel 1987 ricevette dal Presidente Ronald Reagan la Medal of Science che rappresenta il più alto riconoscimento scientifico americano. 

Nel 2001 venne insignita dal Presidente della Repubblica Italiano della carica di senatrice a vita. Fra le sue autografie ricordiamo le più importanti: ‘Elogio dell’imperfezione’, pubblicata nel 1987 ed ampliata successivamente con ‘Cantico di una vita’ (pubblicato nel 2000), che contiene numerose lettere di corrispondenza con la famiglia e specie con la gemella Paola. 

Anche in età avanzata fu una donna che si mantenne in attività, fervida sostenitrice delle pari opportunità e della diffusione della cultura  come elemento per costruire una società migliore. 

Con la morte di Rita Levi Montalcini non muore solo una mente scientifica nazionale; ma bensì un patrimonio mondiale dell’umanità che spese la sua intera esistenza al servizio del prossimo per costruire le basi di una società migliore, e come nella sua celebre frase che riportai all’inizio dell’articolo aggiungo che: il corpo si muta e muore può essere anche dimenticato nel tempo, la mente vive in eterno e lascia all’umanità un chiaro e fulgido segno dell’esistenza.

Davide Lombino


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