Pensione anticipata, Sindacati e Governo un patto concreto che mira ai diritti dei lavoratori

Pensione-Anticipata-1Dal prossimo anno si potrà andare in pensione anticipata.

A stabilirlo è un accordo raggiunto tra forze sindacali e di Governo, per il quale il limite di età di 66 anni e sei mesi utili alla pensione, viene abbattuto a 63 anni e sette mesi.

Dal prossimo anni i nati fino al 1954 al compimento dei 63 anni potranno decidere di andare in pensione anticipatamente.

L’accordo prevede il pagamento di penali d’uscita proporzionale agli anni mancanti utili a fine pensionistico, escludendo da tali penali le categorie più disagiate e fissando un tetto minimo salariale di 1.500 euro lordi pari a 1.200 euro netti mensili.

Un accordo per così dire controverso; dove se fossimo in un paese diverso dall’Italia, farebbe pensare alla buona fede tra le parti chiamate in causa; ma la quale fa intravedere la classica politica dei furbetti; perpetrata negli anni, e dalla quale nell’azione legislativa, se ne intravede il carattere distintivo del Paese essendo stati maestri e fautori nel corso degli anni.

imagesQuesta manovra infatti farebbe risparmiare alle casse dello Stato svariati milioni di euro in contributi previdenziali, i lavoratori infatti; stanchi dopo un periodo contributivo degno della durata paleolitica; ed allettati dall’idea di godersi il merito riposo anticipatamente rispetto alla data prevista di fine rapporto; lascerebbero parte dei loro diritti acquisiti (anche se proporzionale agli anni mancanti a pensionamento) per ottenere un altro diritto; ovvero quello di andare in pensione dopo una vita lavorativa lunga ed estenuante.

Dobbiamo anche aggiungere che ciò comporterebbe un aggravio dei contributi pensionistici alle casse dello Stato, per effetto dei pensionati baby; i quali andrebbero inevitabilmente ad aggravare quelle sperequazione ancestrale tra rapporto fra lavoratori attivi (questi sempre meno); e lavoratori posti a riposo.

Ciò dovuto al fatto che non si vedrebbero reintegrati i posti di lavoro persi; con un uguale numero di lavoratori attivi.

Inoltre l’accordo non specifica se l’importo di penalizzazione è proporzionale solo alla durata o se prevede una detrazione maggiore a fronte di pensioni più alte.

Cosa fanno i sindacati in tutto questo?

Inneggiano alla vittoria.

Di chi?

Certo non dei lavoratori i quali per vedersi riconosciuto un diritto (quello alla pensione); dovranno pagare una penale d’uscita anticipata proporzionale al periodo mancante utile al pensionamento naturale.

Immaginiamo noi tutti; dopo una vita di sacrifici; quando le forze e le capacità produttive si riducono per effetto fisiologico, ci troviamo di fronte al dilemma di andare in pensione anticipatamente e vedersi decurtare l’assegno per il resto della vita, o continuare a trascinarsi sul posto di lavoro; iniziando un countdown fino all’arrivo del fatidico giorno in cui si potrà usufruire del meritato riposo.

Sfido io allora; di parlare di vittoria sindacale, il quale già da tempo non raggiunge vittorie significativamente importanti per i lavoratori, e nel quale s’intravede l’ombra direttiva di chi pur dichiarandosi dalla parte dei diritti dei lavoratori, ne mira tacitamente e silenziosamente l’essenza e la natura della personalità giuridica intrinseca.

Davide Lombino

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