Quale Italia siamo noi? La politica dei nuovi, escamotage del rimpasto della vecchia politica

Anche se la Corte di Cassazione si è già espressa in favore dichiarando il “porcellum” incostituzionale e reintroducendo il vecchio “mattarellum” c’è chi sembra non essere d’accordo sul ritorno al vecchio sistema.

Principalmente il Pd con la corrente dei renziani, che stanno ancora cercando un accordo tra tutte le forze politiche, per la modifica della legge stessa.

Renzi ha poi annunciato pubblicamente che incontrerà nella sede del Pd anche Silvio Berlusconi per discutere con lui la riforma elettorale.

Di certo in tutto questo possiamo affermare che nel ricambio della classe politico-dirigenziale elementi di novità non possiamo sicuramente trovarli.
Sono sì cambiati gli uomini di potere, di certo si è abbassata l’età anagrafica media, ma i rimpasti politici sono rimasti , ricreando le condizioni di restaurazione esecutiva del precedente esecutivo di governo insidiatosi per volontà “popolare”.
Questa è un Italia sfiduciata dai giovani dove non vedono orizzonti legislativi atti a emanare leggi che incentivano l’occupazione giovanile e riaffidano le sorti del paese alle nuove generazioni, ma di sicuro non è rassicurante per i lavoratori dipendenti ed autonomi i quali hanno visto sensibilmente diminuire il proprio potere d’acquisto e contrattuale.
Non va meglio ai pensionati che sono coloro che hanno veramente sopportato il fardello della crisi economica e sulla quale la finanziaria ha veramente posto le basi, indebolendo soprattutto il ceto medio.
Con l’introduzione della nuova tassa della casa le cose non sono andate meglio, la quale prima si chiamava Ici, dopo divenne Imu per un breve periodo si chiamò Trise ( composta da Tari Tasi e Tuc), adesso diventa Iuc e con un criterio di calcolo ancora più volatile e soggettivo del nome che ha ereditato nel tempo (l’imposta varia da comune a comune), gli italiani non sanno ancora di preciso quanto dovranno pagare di tasse sui propri immobili.
Il Pd e alcune forze politiche stanno cercando di accordarsi sulla riforma della legge elettorale anche con chi dai palazzi di potere dovrebbe stare ben lontano e mantenuto a debita distanza dallo stesso mondo politico.
Evidentemente Grillo ha ragione quando afferma che bisognerebbe mandarli tutti a casa (ma proprio tutti), anche chi si è proposto per il cambiamento stesso, ma il quale sta dimostrando di non essere in grado di garantire stabilità governativa e intransigenza decisionale alle forze interne del suo stesso schieramento politico.
Stiamo assistendo anche ad una staticità decisionale dell’esecutivo incapace di mettere in atto le riforme tanto enunciate all’inizio del suo insediamento (per volontà presidenziale).
Ecco che il nuovo diventa rimpasto, il cambiamento si chiama continuità, l’utopistico progresso economico rimane stagnazione del vecchio sistema politico fallimentare.
Abbiamo anche un alto grado di disdegno sociale in Italia dovuto agli scandali che si stanno assistendo a livello di politica regionale da nord a sud della penisola, dove lo sperpero del denaro pubblico per interessi diversi dagli scopi preposti, ha raggiunto forse lo stesso livello del periodo pre-tangentopoli.
Agli italiani non resta che la speranza, proprio quella di vedere una nuova legge elettorale, indire nuove elezioni (stavolta costituzionalmente valide), e provare ancora una volta a cambiare le cose con la forza sovrana del voto.
Davide Lombino

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