Scioperi e manifestazioni; gli Italiani vogliono risposte non promesse

L’ondata di violenza occorsa lo scorso 14 novembre durante lo sciopero generale; fra le componenti delle forze dell’ordine e alcuni membri di forze sobillatrici; dovrebbe farci riflettere. 

Sono fatti che si ripetono con una metodicità categorica ogni qualvolta vengano organizzati sit-in di piazza a scopi di pura democratica manifestazione cittadina. 

Fra le chiavi di lettura comuni individuiamo sicuramente un generale malcontento popolare; esasperato dalla flessione economica; mancanza di lavoro e stato sociale; cinismo da parte della classe politica italiana e soprattutto una pressione fiscale talmente elevata; che sta annientando di giorno in giorno i ceti più deboli.


Certamente questi episodi vanno repressi; perché non è con la violenza che si risolve la situazione; ma molti facinorosi approfittano della situazione per mettere in atto questi atti di violenza che spostano il focus dell’attenzione sulla repressione stessa di questi atti aggressivi estremi; allontanando l’attenzione dai reali motivi che hanno portato i manifestanti a aggregarsi assieme per formulare una o più richieste in comune. 

Ho seguito su Sky TG24 on-line il confronto tv sulla corsa per i candidati delle primarie del centro-sinistra; e l’evidenza emersa che alle domande dirette poste dal giornalista della redazione ai cinque candidati; gli stessi hanno risposto in maniera indiretta; non centrando pienamente l’argomento al quale le stesse erano riferite; situazione ancor più evidente quando sono stati chiamati sul palco cinque elettori ognuno sostenitore di un singolo candidato; i quali hanno posto delle domande ai candidati opposti; ed ancora una volta hanno ottenuto risposte molto mediatiche e non risolutive. 

Ciò dimostra  che in questo momento storicamente critico;  in cui non solo il nostro Paese ma l’intera Europa sta attraversando; non accorre tanto politicismo nel rispondere a domande d’interesse generale; soprattutto se chi risponde è un candidato premier alle prossime elezioni; ma occorrono risposte concrete; direttive chiare da seguire e non enunciazioni accademiche. 

Ancora più bizzarre le risposte su cosa si direbbe ad un giovane che cerca lavoro; incentrate su cosa ho fatto per….;  o nei prossimi due anni farò…. Gli Italiani vogliono una risposta immediata; come un chirurgo che di fronte ad un paziente in preda ad attacchi di ulcera acuta; viene operato per salvargli la vita. Occorrono terapie d’urto trovare una soluzione rapida ed incisiva che possa cambiare la situazione politica dopo dodici mesi dell’insediamento del futuro esecutivo. 

Strada ardua ma si può realizzare fin d’ora modificando la già traballante legge elettorale; e successivamente sburocratizzando un sistema legislativo fin troppo contorto nell’iter di approvazione delle leggi. Occorrerà prendere decisione con l’Europa senza interferenze alcune (anche meno dello Stato Vaticano). 

Gli Italiani vogliono qualcosa di diverso; perché diverso è il loro modo di pensare; perché occorre dare un segno incisivo su cosa si voglia fare per le future generazioni. 

Bersani ha dichiarato che c’è una generazione che non ha futuro; io direi anche due perché la precedente non è che ha una situazione stabile ma neppure confini definiti. 

Ci sono quarantenni e cinquantenni precari in Italia e senza un orizzonte spazio-temporale ben definito. Nell’intervista al Corriere della Sera del 19 dicembre 2011 Susanna Camusso cita 52 forme contrattuali atipiche “da cancellare”; tante mine ben piazzate per far saltare il mondo del lavoro. 

Quello che gli Italiani chiedono è più ascolto da parte delle istituzioni politiche; più risoluzioni alle criticità del Paese in tempi stretti ed una risposta certa a domande sempre più varie ed incalzanti.


Davide Lombino

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