U.E. corrosa delle profonde fratture etnico-culturali, Commissione Europea incapace di dare una direttiva politica chiara e distinta per riorganizzare la crescita continentale

L`Europa per molti rappresenta un simbolo di unione politica e monetaria, che ha iniziato il suo percorso aggregativo con la costituzione e l’unione di sei paesi membri, fino ad arrivare agli attuali ventotto.

L’ Unione Europea è stata vista come un progetto innovativo di fiducia basato su una reale crescita economica, la quale si sarebbe tradotta in opportunità professionale e socio-culturale per il futuro delle nuove generazioni, un passo obbligato verso la maturità socio-politica da parte di tutti i cittadini facenti parte dei paesi aderenti.


Oggi quella visione positivistica, sembra essere svanita nel nulla, l`economia non è cresciuta realmente secondo l`analisi prospettica, le divergenze all`interno dei paesi membri, invece che ridursi sono sensibilmente aumentate, creando nuove frizioni ed attriti, che hanno distolto l’attenzione e le risorse (economiche, politiche ed umanitarie) dalla primaria visione unitaria d`integrazione economica e sociale di tutti i paesi membri facenti parte.

Gli attuali leader politici hanno tradito lo spirito motivazionale dei padri fondatori, ovvero lo sviluppo e la solidarietà.

Troppo spirito conservatrice aleggia nella nuova Commissione Europea, dove le scelte più ardue vengono prese dalla Bce, chiaro sintomo di paura da parte della politica di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.

Evvero che l`Europa è formata da ventotto paesi diversi per cultura, tradizione, usi e consuetudini, ma deve ritrovare al più presto possibile quella coesione persa, quella solidarietà sociale caposaldo della sua essenza costituzionale, ormai smarrita nella diversità cronica accresciuta dai paesi membri, e perpetrata dai leader attuali, ma soprattutto deve riuscire a convincere di nuovo, affermando ed accrescendo la propria personalità giuridica, la quale fino ad ora è stata messa fortemente in ombra dai forti nazionalismi interni ai paesi membri.

Ciò rappresenta la realizzazione di una disfatta continentale, invece di una concreta realizzazione di un progetto socio-economico culturale unitario di livello continentale vincente.

Bisogna tornare a riflettere per dare un senso a questa Europa unita, bisogna tornare a rispolverare una politica solidale e coerente con un percorso omogeneo di crescita economica, valorizzando le aree geografiche fortemente depresse per uniformarle alle zone che hanno supportato l`economia continentale fino a questo momento, ma più che altro bisogna tornare a legiferare e prendere decisioni politiche unicamente nell’interesse continentale, marginalizzando sempre di più i fattori nazionalistici interni, solo così si potrà dare ancora un senso a questa Europa come potenza economica continentale.

Si dare un senso a questa Europa, ormai smarrita incapace di intraprendere la giusta rotta direttiva, troppo frammentata e di dubbia capacità di ripresa, la quale negli ultimi anni ha economizzato, esimendo la sua stessa autorità giuridica, e mettendo a rischio anche la sulla sua stessa esistenza.

In questi anni, Invece che avviare ed attuare un progetto politico di aggressione alla depressione economica, i leader dei vari paesi membri, nonché la Commissione Europea in primis, hanno cercato di difendersi dagli effetti derivati ad oltranza, evitando anche di intraprendere azioni concrete, per paura di poter peggiorare la situazione continentale.

Il risultato è dinanzi gli occhi di tutti, la depressione ha finito per inghiottire il vecchio continente, il quale è stato anche dopo lo tsunami economico continentale, incapace di attuare una politica costruttiva partendo delle ferite lasciate dalla crisi economica stessa.

L’incapacità di reagire è la volontà perpetrata di lasciare andare il decorso delle cose senza nessuna volontà d’intervenire.

Ciò e tanto più pericoloso quanto maggiore si lasci al fato il naturale intervenire degli eventi, i quali effetti inesorabilmente erodono ciò che di buoni si è fin qui costruito ed allegoricamente possono essere assimilabili alle onde del mare, le quali s’infrangono con impeto e tumulto sugli scogli, levigandone giorno dopo giorno le superfici ed i contorni.

Davide Lombino

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